MOBILITAZIONE PERMANENTE E SCIOPERI GENERALI
IL 24 OTTOBRE E IL 7 NOVEMBRE 2003
PER IMPEDIRE LA CONTRORIFORMA DELLE PENSIONI
LA CONTRORIFORMA BERLUSCONI COLPISCE
SOPRATTUTTO I GIOVANI E I SOGGETTI DI MEZZA ETA’ COME LA CONTRORIFORMA
DINI DEL 1995.
Vogliono giustificare questa controriforma sostenendo che la spesa
pensionistica è eccessiva: FALSO! La spesa pensionistica
italiana è leggermente superiore a quella europea (0,5%); ma la
spesa sociale è nettamente inferiore e questo aggrava le
condizioni della classe lavoratrice.
Ecco quali sono le gravi decisioni approvate dal Consiglio dei Ministri
del governo Berlusconi in tema pensionistico:
Dal 2008 in pensione con 40 anni di contributi
Dal 2008 si potrà andare in pensione o con 65 anni di età
(60 per le donne), o con almeno 40 anni di contributi a prescindere
dall’età.
Non c’è neppure un minimo di gradualità
57 anni di età e 35 di contributi: solo con calcolo contributivo
Chi dal 2008 volesse andare comunque in pensione, prima di aver
raggiunto 40 anni di contributi, potrà farlo, ma riceverà
una pensione interamente calcolata sulla base dei contributi
versati (e quindi decurtata anche del 38% rispetto all’assegno
calcolato sulla base del metodo retributivo).
Con la riforma Tremonti-Berlusconi-Maroni, dal 2008 in poi, lasciando
il lavoro dopo 35 o 36 anni, si avrà una prestazione
pensionistica pari a meno della metà dell’ultimo stipendio, se
si andrà in pensione col sistema retributivo.
Per chi andrà col sistema contributivo l’importo sarà
molto più basso.
Il calcolo contributivo della pensione si basa sui contributi
effettivamente versati dal lavoratore e dal datore di lavoro durante
tutta la vita lavorativa.
“ Il calcolo su tutta la vita risulta micidiale nel falciare il
rendimento delle pensioni. E’ stato stimato che con quarant’anni di
lavoro si raggiungerà, per il solo effetto di questa manovra,
una pensione inferiore al 50% degli ultimi salari ricevuti” ( fonte:
Sindacato Pensionati CGIL ).
I contributi pagati per ogni lavoratore dipendente sono attualmente
pari al 33% della retribuzione. Essi verranno rivalutati annualmente
sulla base del tasso annuo di capitalizzazione risultante dalla
variazione media quinquennale del prodotto interno lordo (PIL)
calcolata dall’ISTAT.
Chi è in grado di verificare quanto si perde con questa
complicata rivalutazione? Chi controllerà la giustezza dei
calcoli?
Dal 2004 al 2007 valgono i diritti acquisiti
Fino alla fine del 2007 sarà possibile andare in pensione con le
regole attuali (57 anni di età e 35 di contributi).
Si tenga presente che già la riforma Dini aveva introdotto il
metodo contributivo per chi non aveva un minimo di 18 anni di
anzianità e per i nuovi assunti.
Incentivi
Chi decide di rinviare l’andata in pensione potrà restare al
lavoro, nel settore privato, chiedendo di avere in busta paga l’intero
ammontare dei contributi previdenziali (32,7 % del salario esentasse).
PER I LAVORATORI PUBBLICI QUESTO PROVVEDIMENTO E’ POCO PIU’ DI
UNA BURLA. Questi incentivi non sono estesi automaticamente, saranno
estendibili solo dopo una nuova trattativa “previo confronto con le
parti sociali, le Regioni e gli Enti Locali e tenuto conto della
specificità dei singoli settori e dell’interesse pubblico
connesso all’organizzazione del lavoro e all’esigenza dell’efficienza
dell’apparato amministrativo pubblico”.
Traduzione: se ci saranno i soldi e se le amministrazioni decideranno
di utilizzarli in tal senso, si potrà usufruire di questo
incentivo.
Si preannunciano quindi ulteriori differenziazioni non solo tra
lavoratori pubblici e privati, ma tra gli stessi lavoratori pubblici.
Naturalmente per chi usufruirà dell’incentivo, la pensione al
momento del ritiro sarà quella calcolata al momento dell’opzione.
Qui sta il trucco e l’inganno. Si lavora due anni di più, ma la
pensione sarà sempre la stessa.
Questa controriforma va rifiutata e combattuta perché:
1. pretende di far cassa per ridurre deficit e debito pubblico, che non
sono certo
provocati dai lavoratori. Il problema del deficit pubblico riguarda la
fiscalità generale, cioè tutti i cittadini, non solo i
lavoratori dipendenti;
2. dal 2008 abolisce di fatto le pensioni di anzianità;
3. non riduce le disuguaglianze dei contributi previdenziali fra le
diverse categorie;
4. nega le esigenze di gradualità sempre necessarie quando si
tocca la vita di uomini e donne.
Con questa operazione il governo colpisce, come sempre, le condizioni
materiali dei lavoratori dipendenti, in una fase in cui gli aumenti
spropositati ed ingiustificati dei prezzi e gli insufficienti e
provocatori aumenti previsti dal rinnovo contrattuale erodono
progressivamente i nostri stipendi e salari.
Ricordiamoci:
le pensioni sono nostro salario differito, quindi non devono servire a
risanare i bilanci di governanti incapaci, ricchi e corrotti, i quali
quando si parla di ridurre le pensioni non partono mai dalle loro.
I politici non partono mai dalla
riduzione delle loro vergognose pensioni d’oro, che percepiscono dopo
10 anni, cioè due legislature.
SALARI – INFLAZIONE – RINNOVO CONTRATTUALE
L’inflazione reale supera il 7 % (l’ISTAT ufficialmente sostiene il 6
%) e hanno voluto rinnovare i contratti sulla base di un’inflazione
programmata annua del 2.3 % (cioè un’inflazione non vera, ma
quella ipotetica definita tre anni fa). Se ne fregano addirittura del
loro istituto di statistica.
La vita di molti di noi è diventata insostenibile, la politica
di diversificazione salariale, attuata attraverso gli incentivi
personalizzati e le valutazioni arbitrarie, sta producendo risultati
pessimi e drammatici: divisioni tra di noi, progressiva
individualizzazione dei problemi, demoralizzazione rispetto alla
volontà di reagire e di lottare.
FIRMERANNO UN CONTRATTO INADEGUATO ED INSUFFICIENTE! LE ASSEMBLEE DEI
LAVORATORI LO BOCCINO! (AMMESSO CHE I FIRMATARI LO SOTTOPONGANO ALLA
APPROVAZIONE DEI LAVORATORI)
Apprendiamo proprio mentre stiamo scrivendo che le confederazioni si
apprestano a firmare un contratto nazionale che prevede un aumento
medio mensile di euro 125 lordi, scaglionati nel tempo e distribuiti
non solo sul salario base, ma su tutte le voci del salario accessorio.
RIBADIAMO CHE QUESTI AUMENTI SONO INSUFFICIENTI E RISIBILI E CHE
E’ NECESSARIO RILANCIARE LA LOTTA PER RICHIEDERE AUMENTI DI STIPENDIO
ADEGUATI E LEGATI ALL’ANDAMENTO DEL COSTO DELLA VITA
NON MENO DI 300 EURO MENSILI NETTI
È LA CIFRA MINIMA PER COPRIRE GLI AUMENTI DEI PREZZI DEGLI
ULTIMI DUE ANNI
In Regione Lombardia le cose non vanno certo meglio.
L’amministrazione tiene inchiodate le OO.SS. e le RSU da circa due
anni, senza che si sia rinnovato il contratto decentrato.
L’amministrazione, grazie anche all’incapacità di alcune
organizzazioni sindacali e della maggioranza delle RSU e all’oggettiva
complicità di alcuni sindacati confederali, sceglie di
disarticolare il complesso delle rivendicazioni e di posticipare nel
tempo le trattative. Probabilmente vogliono arrivare, con la
complicità di alcuni sindacalisti di Forza Italia, a ridosso di
alcune scadenze elettorali per poi far credere ai “grulli” che essa
elargisce quattrini ai propri “fidi” collaboratori.
Finora sono stati resi esecutivi alcuni accordi che erano già
stati sottoscritti due o tre anni prima (come l’aumento del ticket o la
cosiddetta indennità trasporti).
NESSUNO PIU’ PARLA DEL RIPRISTINO DELLA VECCHIA LEGGE 38 CHE CONSENTIVA
UN MIGLIOR TRATTAMENTO PENSIONISTICO PER I REGIONALI. NOI CHIEDIAMO
FORMALMENTE CHE SI RIAPRA IL CONFRONTO CON L’AMMINISTRAZIONE. SU QUESTO
PUNTO NON DAREMO TREGUA. GLI IMPEGNI ASSUNTI DALL’AMMINISTRAZIONE VANNO
ONORATI!
L’amministrazione non sta trovando opposizione sufficiente
all’introduzione di rapporti di lavoro precari e alla sua politica di
riduzione progressiva del personale di ruolo.
SI STA AFFERMANDO LA CRIMINALE POLITICA DELLA PRECARIETÀ CHE
RENDE SEMPRE PIÙ INSTABILE ED INSICURA LA VITA DEI LAVORATORI
SOPRATTUTTO GIOVANI.
Il lavoro precario è sempre più diffuso a causa della
Legge 30 che ha legalizzato la precarietà nei rapporti di lavoro
(lavoro a chiamata, a progetto, in coppia…chi più ne ha
più ne metta). I giovani di oggi rischiano di non vedere la
pensione neppure a settant’anni.
Si indicono concorsi interni le cui procedure e vincoli stanno tra il
ridicolo e il provocatorio. I bandi dei concorsi per il passaggio dalla
categoria B a quella C contengono, fra l’altro, dei vincoli che stanno
al limite dell’illegalità. Esempio: il tener conto delle
valutazioni individuali al fine della costituzione della graduatoria,
quando è noto che l’accordo sottoscritto con le OO.SS e le RSU
prevedeva esplicitamente il non utilizzo di questo dato al fine del
percorso di carriera. Oppure il far pesare eventuali provvedimenti
disciplinari.
INVITIAMO GLI INTERESSATI AD IMPUGNARE ENTRO TRENTA GIORNI DALLA
PUBBLICAZIONE DEL BANDO LA VALIDITÀ DEL PROVVEDIMENTO!
Le RSU elette nel 2001 hanno dimostrato la loro impotenza ed
incapacità a operare. Hanno scelto di tenere fuori lo SlaiCOBAS
dalla delegazione trattante e come risultato hanno ottenuto il nulla e
prodotto solo continui litigi fra le piccole burocrazie sindacali.
Solamente nell’ultima riunione del consiglio RSU convocato dalla
maggioranza del mutilato esecutivo, si è intravista una piccola
volontà di svolta: decisione (non è mai troppo tardi) di
presentare una piattaforma rivendicativa all’amministrazione per
il rinnovo del contratto decentrato e mandato vincolante a non firmare
alcun accordo sulla produttività se il fondo non sarà
aumentato rispetto al 2002 previa consultazione di tutti i lavoratori.
Dovranno essere tenute assemblee in tutte le sedi di lavoro di Milano e
delle province! Chi si opponesse a questa decisione unanime se ne
assumerà tutte le responsabilità!
Ci auguriamo che la parte più responsabile delle RSU tenga fede
a questo impegno altrimenti ne risponderà davanti a tutti i
lavoratori che se ne ricorderanno quando andranno fra un anno a votare
per il rinnovo delle stesse. CON LE LAMENTELE E ANCOR PEGGIO CON LA
RASSEGNAZIONE NULLA SI RISOLVE, ANZI SI AVALLANO GLI INTERESSI
DEI POTENTI.
E’ INVECE NECESSARIO REAGIRE CON L’UNICA ARMA CHE ABBIAMO, CIOÈ
LA MOBILITAZIONE E GLI SCIOPERI, AL FINE DI IMPEDIRE L’ATTUAZIONE DELLA
CONTRORIFORMA DEL GOVERNO BERLUSCONI.
Facciamo appello affinché si aderisca agli scioperi generali
già proclamati per il 24 ottobre da CGIL, CISL e UIL e il 7
novembre 2003 dallo SlaiCOBAS, CUB e USI. Noi con le nostre forze
faremo in modo di operare affinché si arrivi al massimo di
unità e ad un’unica scadenza generale di mobilitazione
SLAI
COBAS REGIONE LOMBARDIA
9 ottobre 2003