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inchiesta 12.02.07
aggiornamenti ottobre


- Andrea Scantamburlo
- Alfredo Davanzo
- Bruno Ghirardi
CASA CIRCONDARIALE, VIA VIGENTINO  85, 27100 - PAVIA.

- Vincenzo Sisi
- Massimo Gaeta
- Salvatore Scivoli
CASA CIRCONDARIALE: VIA GRAVELLONA 240, 27029 - VIGEVANO, PAVIA.

- Massimiliano Toschi
CASA DI RECLUSIONE DI ALESSANDRIA, VIA CASALE 50/A, 15040 - SAN. MICHELE, ALESSANDRIA.

- Claudio Latino
- Davide Bortolato
CASA CIRCONDARIALE, VIA DELLE NOVATE 65, 29100 - PIACENZA.

VI RICORDIAMO CHE I COMPAGNI CHE SI TROVANO AGLI ARRESTI DOMICILIARI SONO ATTUALMENTE IN 7, RECENTEMENTE ANCHE AD ANDREA TONELLO SONO STATI CONCESSI GLI ARRESTI DOMICILIARI PER GRAVI PROBLEMI DI SALUTE.
Amarilli Caprio, Federico Salotto, Alessandro Toschi, Michele Magon, Davide Rotondi, Alfredo Mazzamauro, Andrea Tonello.
I compagni e la compagna possono vedere solo i familiari più stretti ed hanno il divieto di comunicare anche solo attraverso una lettera.

UNITI NELLA SOLIDARIETA' DI CLASSE INTERNAZIONALISTA!!!!


IL 6 OTTOBRE SI TERRA' LA PROSSIMA UDIENZA DEL PROCESSO CONTRO I COMPAGNI - ORE 9.30 - CORSO DI PORTA VITTORIA, MILANO.

PARTECIPIAMO AL PROCESSO, ORGANIZZIAMO, RILANCIAMO LA SOLIDARIETA' DI CLASSE INTERNAZIONALISTA!!!!

UNITI SI VINCE!!!


L’Associazione Solidarietà Parenti e Amici degli Arrestati il 12 febbraio 2007,
invita a partecipare:

http://www.secoursrouge.org
lunedì 6 ottobre 2008
Presidio di Solidarietà - Tribunale di Milano - ore 9.00.
Ricominciano le udienze contro i compagni arrestati nell’ambito della cosiddetta “Operazione Tramonto”: comunisti rivoluzionari, militanti di movimento, operai e delegati sindacali. Nei mesi estivi di pausa processuale, molti dei nostri cari hanno conosciuto la vita da prigionieri deportati in un “carcere confino” a Siano, Catanzaro.
Un molok di cemento armato, a oltraggio della natura calabrese, dove è stata aperta una sezione E.I.V.  (Elevato Indice di Vigilanza) per soli prigionieri politici al fine di isolarli dagli altri prigionieri e allontanarli dai propri affetti. Il tentativo di distruggere l’identità dei prigionieri rivoluzionari si scontra con la solidarietà che, anche in Calabria, gli si stringe attorno e con la loro tenace resistenza.
“Ho ritrovato con piacere compagni che non vedevo da anni, che hanno già passato i 25 anni di carcere e che si trovano qui, lontanissimi da chi ancora può o vuole seguirli. Con loro condividiamo oltre che lo spazio, la fiera determinazione di comunisti, e non sono queste vessazioni a farmi-farci vacillare”, così scrive un compagno da Siano.

Questo processo si riavvia in una Milano blindata dove preoccupanti episodi di razzismo e nazismo si ripetono da mesi e sono culminati con il barbaro assassinio di Abdoul, in una metropoli dove la vita per la maggioranza delle masse diventa sempre più dura, fioccano i licenziamenti, aumentano gli sfratti e gli sgomberi, qui come nel resto dell’Italia.
Contemporaneamente viene riabilitato il fascismo fin dalle più alte cariche dello Stato.
Pensiamo che tutti questi episodi non siano separati come vorrebbero farci credere.
Sono tasselli di un unico puzzle, quello di una società in profonda crisi che i governanti stanno portando verso la guerra con i vari interventi militari all’estero e, all’interno, verso una repressione massiccia, mentre assistiamo ad una diffusione di valori reazionari, xenofobi e fascisti.
Pensiamo, infatti, che l’attacco contro i nostri cari faccia parte del tentativo, funzionale al potere, di descrivere i comunisti di ieri e di oggi come “terroristi” e “delinquenti”, un male da estirpare con ogni mezzo.
Dà fastidio che la memoria della lotta di classe e di quella partigiana, patrimonio del movimento dei lavoratori del nostro paese, funga da insegnamento per affrontare le acute contraddizioni attuali, ma ancor di più, che oggi esistano compagni, situazioni di lotta e di organizzazione che possano essere concreto esempio per ribellarsi ora dal cappio dello sfruttamento.
I nostri compagni, infatti, sono incarcerati con l’uso dei reati associativi che derivano dall’art. 270 c.p. mutuato dal codice fascista Rocco il cui testo dice: “Associazioni sovversive – Chiunque nel territorio dello Stato promuove, costituisce, organizza o dirige associazioni dirette a stabilire violentemente la dittatura di una classe sociale sulle altre, ovvero a sopprimere violentemente una classe sociale o, comunque, a sovvertire violentemente gli ordinamenti economico-sociali costituiti nello Stato, è punito con la reclusione da cinque a dodici anni.
Alla stessa pena soggiace chiunque nel territorio dello Stato promuove, costituisce, organizza o dirige associazioni aventi per fine la soppressione violenta di ogni ordinamento politico e giuridico della società…”
I nostri cari sono in carcere, dunque, per le loro idee e perché hanno lottato e continuano a lottare per cambiare questa società dove vige la dittatura dei padroni, una minoranza assoluta rispetto all’intero proletariato.
Sostenerli durante le udienze è importante non solo per rafforzarli nella loro resistenza dentro le galere, ma anche per contribuire a porre un freno all’avanzata della menzogna con cui vogliono riscrivere la storia, come con la parola “rivoluzione”, sostituita ad hoc con il termine “terrorismo” per farla percepire in modo negativo e  spogliarla del suo significato reale di profondo cambiamento per una società senza classi.
Facciamo appello affinché sempre più persone, compagni, situazioni di lotta e di movimento si uniscano a queste mobilitazioni.

SOSTENIAMO LA RESISTENZA DEI PRIGIONIERI RIVOLUZIONARI!
LOTTIAMO CONTRO IL CARCERE, LA DIFFERENZIAZIONE, IL 41BIS, L’E.I.V., ESTENDIAMO E ORGANIZZIAMO LA SOLIDARIETÀ!

Associazione Solidarietà Parenti e Amici degli arrestati il 12/02/2007
parentieamici@libero.it  - www.parentieamici.org

conto corrente postale 80152077
intestato a: Associazione Solidarietà Parenti e Amici Associazione Solidarietà Parenti e Amici

RAFFORZARE LA SOLIDARIETA' DI CLASSE SU SCALA INTERNAZIONALE!

Oggi, 6 ottobre, riprende il processo ai compagni arrestati il 12/02/2007 nell'azione repressiva che magistrati e sbirri hanno provocatoriamente denominato ''Operazione Tramonto''. Quella del 12/02/2007 è stata, senza dubbio, la più pesante operazione giudiziaria nei confronti del movimento rivoluzionario avvenuta negli ultimi anni in Italia. Si è voluto colpire comunisti rivoluzionari, militanti di movimento, operai attivi sul posto di lavoro e giovani studenti universitari.
Attualmente tutti i compagni sono ancora in carcerazione preventiva, alcuni agli arresti domiciliari e gli altri in carcere, sottoposti al duro regime di E.I.V. e a vessazioni di ogni tipo. Dopo continui trasferimenti da un carcere all'altro, sono stati quasi tutti rinchiusi nella prigione di Siano –Catanzaro, in una sezione di isolamento,creata esclusivamente per prigionieri politici,  in cui sono stati trasferiti anche altri prigionieri comunisti, alcuni dei quali hanno già passato 25 anni in galera.
I rappresentanti dello stato borghese hanno ideato questo modello carcerario, ricalcato su quelli progettati negli anni '70, con l'intenzione di ''confinare'' i rivoluzionari prigionieri: isolarli dal resto della popolazione carceraria, allontanarli il più possibile dai parenti, dalla vasta solidarietà che irrompe dall’esterno e fare il vuoto attorno a loro.
In modo analogo è stato ideato il carcere di Benevento: qui ci sono detenuti politici arabi accusati di ''terrorismo internazionale''.
La scelta di ''Siano'' rientra nella più generale strategia dello stato di annientare l'identità dei rivoluzionari prigionieri che invece continuano a rivendicare il proprio percorso politico, così come fanno altre decine e decine di compagni nelle altre carceri, in Italia e all’estero, tra cui alcuni delle BR/PCC sottoposti al regime di 41 bis.
L'azione repressiva del 12-02-2007 ha da subito assunto una dimensione internazionale: indagini e perquisizioni in Svizzera, fino ad arrivare in Belgio al ''blitz'' del 5 giugno scorso che ha portato all'arresto di 5 militanti del Soccorso Rosso Belga (poi scarcerati e in attesa di processo).
Sia in Italia, sia in Belgio dopo gli attacchi repressivi, si è sviluppata una forte solidarietà attorno ai compagni arrestati che ha intaccato notevolmente il tentativo dello stato di isolare e denigrare i compagni imprigionati agli occhi delle masse.
Annientare il nemico di classe è una necessità! Oggi, infatti, la borghesia imperialista è debole e stritolata dalla crisi generale economica, politica e sociale e ne è pienamente consapevole. Così, per difendere il proprio potere,essa affina l’artiglio repressivo per cercare di annientare ogni possibile e concreto percorso rivoluzionario che miri ad abbatterla. Ne sono la dimostrazione altri due importanti processi che si stanno svolgendo in Germania. A Berlino, contro l'organizzazione comunista rivoluzionaria tedesca ''Militante Gruppe'' e a Stoccarda, nel carcere lager di  Stammheim (nome che ci da l'occasione di ricordare ancora una volta che in questo carcere, nel 1977, furono assassinati dallo stato tedesco 3 compagni della R.A.F.), contro l'organizzazione comunista rivoluzionaria turca D.H.K.P.-C.
A questi compagni processati va la nostra solidarietà militante!
Questi attacchi repressivi rappresentano su scala europea la punta di diamante della ''controrivoluzione preventiva'', conseguenza necessaria per “pacificare” il fronte interno, in questo quadro internazionale di tendenza alla guerra imperialista sempre più marcata.
A fronte di ciò è sempre più necessario sviluppare la solidarietà di classe internazionalista nei confronti dei rivoluzionari prigionieri nel mondo all'interno della costruzione della prospettiva rivoluzionaria.

1 SOSTENIAMO I RIVOLUZIONARI PRIGIONIERI DI TUTTO IL MONDO!!
2 TUTTI A MILANO IL 6 OTTOBRE!
3  L'UNICA GIUSTIZIA E' QUELLA PROLETARIA!!

Compagni e Compagne per la Costruzione del Soccorso Rosso in Italia
cccpsri@libero.it
 Milano 5 ottobre 2008

Cari compagni e compagne, parenti e amici
vi inviamo la cronaca dei compagni arrestati delle udienze del 6-8-13 ottobre!

VI RICORDIAMO CHE LA PROSSIMA UDIENZA SI TERRA' MERCOLEDI' 29 OTTOBRE ORE 9.30 AL
TRIBUNALE DI MILANO!

- RILANCIAMO - ORGANIZZIAMO LA SOLIDARIETA' DI CLASSE INTERNAZIONALISTA!!!
UNITI SI VINCE!!!

un caro saluto a tutti/e!!!!

CORRISPONDENZA DALLE GABBIE_ Cronaca dei compagni: 10a, 11a e 12a udienza.

Con le udienze del 6, 8 e 13 ottobre si è riaperto, dopo la pausa estiva, il processo al PC P-M (Partito Comunista Politico-Militare) e ai compagni coinvolti nell'inchiesta dall'operazione "Tramonto" culminata con gli arresti del 12 febbraio 2007.
Una ripresa che avviene nel pieno della più grande crisi finanziaria che abbia scosso il sistema capitalistico mondiale da quella del '29. Una crisi finanziaria che, nonostante i patetici sbracciamenti di tutte le teste d'uovo delle economie imperialiste che si affannano a declamare che "non siamo alla fine del capitalismo", e un vero e proprio "de profundis" dell'illusione di aver trovato nella cosiddetta leva finanziaria la magica soluzione alle principali conseguenze della crisi generale di sovrapproduzione che attanaglia il capitalismo dall'inizio degli anni '70.
Con questa crisi, oltre all'enorme distruzione di "ricchezza cartacea", si chiude definitivamente la porta del ripescaggio finanziario del capitale eccedente (che non riesce a reinserirsi proficuamente nel ciclo produttivo) che la crisi di sovrapproduzione determina.
E' la più chiara dimostrazione che il capitalismo non solo non è eterno, ma è anche destinato a precipitare, tornante dopo tornante, in una spirale di crisi sempre più profonda.
Una spirale che assieme alla tragica realtà di impoverimento, fame, devastazioni e guerre riporta in primo piano la prospettiva e la necessità della rivoluzione proletaria, della distruzione del potere della borghesia imperialista, classe di affamatori e guerrafondai e dell'edificazione di un nuovo sistema sociale, il socialismo.
In pratica tutto ciò che con questo processo la giustizia borghese del nostro paese si illude di negare con la repressione.
Una repressione che per quanto riguarda i compagni prigionieri, non si limita all'ambito processuale; infatti la ripresa del processo avviene anche all'insegna dei fatti accaduti nel carcere di Rebibbia a Roma e denunciati in aula dai compagni stessi.
Anche in questa occasione la corte si è opposta a far fare la dichiarazione, in quanto non concernente il dibattimento, limitandosi a mettere agli atti processuali un documento di denuncia dell'accaduto. Lo stesso di cui vi mandiamo copia per dare ulteriore voce ai fatti di Rebibbia.
Chiaramente i compagni non si sono rassegnati alle limitazioni della corte ed hanno fatto sentire ugualmente la loro voce, pur tra le interruzioni e le minacce di espulsione dall'aula da parte del giudice.
L'intento della giustizia borghese è sempre quello perseguito fin dall'inizio: negare il carattere politico del processo. E per farlo cerca, spesso inutilmente, di separare il dibattimento in aula da tutto quello che succede fuori.
Così come non tiene in alcun conto l'identità e la provenienza di classe degli imputati, la solidarietà nazionale ed internazionale espressasi con calore anche in questa ripresa e il contesto politico generale di crisi economica, attacchi ai lavoratori e guerre imperialiste in cui i compagni hanno promosso le iniziative incriminate, altrettanto tiene separato dal processo il trattamento carcerario.
Un trattamento  che invece ha avuto pesanti ingerenze nel procedimento giudiziario sin dal giorno degli arresti: prima con l'uso pesante ed arbitrario dell'isolamento, poi con l'allontanamento fino a 1300 km dalla sede del processo (così da interferire sul diritto alla difesa e nei legami affettivi), con continui ostacoli a colloqui, telefonate e corrispondenza ed infine con i pestaggi.
Ma ancora persevera l'ipocrisia dei tribunali borghesi che non considerano questi fatti, parte integrante del processo.
Al termine dell'udienza dell'8 ottobre, i compagni agli arresti domiciliari hanno presentato un documento in cui si affiancano alla denuncia dei compagni prigionieri sui pestaggi di Rebibbia e denunciano la loro condizione che, a distanza di 20 mesi dall'arresto, ancora vede un pesante stato di segregazione in casa, stante l'assurdo e totale divieto di comunicare con l'esterno (sia via lettera che tramite telefono), cosa permessa loro quando erano in carcere.
All'udienza del 13 ottobre, invece, un compagno ha fatto una dichiarazione affermando che "il modo di muoversi circospetto" degli imputati emerso dalle testimonianze degli sbirri è dovuto alla coscienza maturata in decenni di schedature e infiltrazioni ad opera degli uffici politici delle questure che, quali fondamentali strumenti di controrivoluzione, sono sempre all'erta nel prevenire al fine di reprimere ogni istanza politicamente autonoma del contesto istituzionale borghese che la classe proletaria produce. Cosa che fa emergere chiaramente il carattere di banda armata dello Stato borghese rispetto al quale il proletariato deve necessariamente attrezzarsi per portare avanti la sua lotta.
Per il resto le udienze si sono rivelate una pallosa passerella di agenti della DIGOS che hanno messo in mostra le loro tecniche e "capacità" di intercettare e pedinare gli imputati.
Da registrare il fatto che "l'incidente" della pistola SIG SAUER, presente nella banca dati delle forze dell'ordine con tanto di ordine di distruzione ed invece rinvenuta tra le armi sequestrate, è divenuto un errore di cui, tra l'altro, non si spiega l'origine. Inoltre l'accusa è riuscita, tramite risibili artifici, a far entrare in lista testi un perito ampiamente fuori dai termini di tempo consentiti, cosa che analogamente era stata rifiutata alla difesa.
Anche in questo caso l'imparzialità della corte lascia ampiamente a desiderare, ma di certo non ce ne stupiamo.
Invece, come spesso è successo, la parte migliore ci è stata riservata dal pubblico: compagne e compagni, di cui molti dall'estero, familiari, parenti, compagni di lavoro e semplici conoscenti hanno voluto caratterizzare questa ripresa all'insegna della solidarietà riempiendo l'aula di slogan rivoluzionari ed internazionalisti.
A loro vanno tutti i nostri ringraziamenti.

A pugno chiuso

I compagni prigionieri


Udienza del 13 ottobre 2008
Di fronte alla solita sfilata di agenti della digos, arrivati in aula incappucciati per trincerarsi dietro a un paravento, che leggono le loro dichiarazioni e consultano liberamente anche testi e verbali stesi da altri per ricostruire pedissequamente ogni movimento degli imputati, l’evento più significativo di questa udienza è stato l’intervento del compagno Vincenzo Sisi, avanguardia operaia riconosciuta di Torino. Il compagno ha fatto una dichiarazione affermando che "il modo di muoversi circospetto" degli imputati emerso dalle testimonianze degli sbirri è dovuto alla coscienza maturata in decenni di schedature e infiltrazioni ad opera degli uffici politici delle questure che, quali fondamentali strumenti di controrivoluzione, sono sempre all'erta nel prevenire, al fine di reprimere, ogni istanza politicamente autonoma del contesto istituzionale borghese che la classe proletaria produce. Cosa che fa emergere chiaramente il carattere di banda armata dello Stato borghese rispetto al quale il proletariato deve necessariamente attrezzarsi per portare avanti la sua lotta. Fatto questo emerso chiaramente nel corso di più udienze quando nei contro interrogatori da parte della difesa, i vari digos hanno ammesso di aver praticato schedature di massa nei confronti di operai e di persone che hanno partecipato ad assemblee, raccogliendo anche i dati delle loro autovetture. I casi più significativi emersi dai contro interrogatori della difesa sono le schedature da parte della digos di Torino degli operai Fiat fin dal 1991 e quelle della digos di Milano, nei confronti dei partecipanti ad un’assemblea sul tema dell’indipendentismo basco, tenutasi nella sala dell’Usi a Milano.
Come parenti denunciamo ancora una volta il ruolo succube all’accusa degli scribacchini giornalisti che applicano il totale silenzio stampa su tutto ciò che realmente accade in aula per nascondere il carattere politico del processo e la solidarietà attorno agli imputati che mina l’immagine di “terroristi” pazzi e isolati dalle masse che tutta la stampa ha diffuso fin dal momento degli arresti. Invece pubblicano malamente le veline dell’accusa e degli sbirri. È il caso, a corollario di questa udienza, dell’articolo uscito su “Il Padova” in cui il campione dell’informazione Francesco Patanè, nella foga di riportare il punto di vista accusatorio non si rende nemmeno conto che sbaglia addirittura nome e profilo dell’imputato che ha parlato in aula.

Udienza del 29 ottobre 2008  
Continua la sfilata degli incappucciati che fanno mostra del loro ruolo in mezzo a una marea di guardie carcerarie e di poliziotti di ogni tipo. Per l’ennesima volta gli avvocati chiedono di togliere il paravento e denunciano la violazione del diritto alla difesa.
Dal banco dei compagni agli arresti domiciliari, subito dopo l’entrata in aula del digos Candian di Padova, interviene Davide Rotondi per far notare come il Candian sia un personaggio assolutamente conosciuto da tutti a Padova e che, in diverse occasioni di piazza, è proprio colui che “dialoga” con i manifestanti per cui gli sembra assolutamente immotivato il suo nascondersi.
L’intervento della Pm Bocassini si oppone a che venga tolto il paravento, il tono (alto e arrogante, sic!) e il contenuto mostrano esplicitamente il pregiudizio che essa ha nei confronti di tutti coloro che hanno espresso e continuano ad esprimere solidarietà nei confronti degli arrestati. La Pm, infatti, afferma che il paravento non è messo per nascondere i volti degli agenti agli imputati ma bensì al pubblico. Dobbiamo logicamente dedurre che se i testi dell’accusa sono conosciuti nel movimento e dagli imputati la Pm si riferisca ad una pericolosità dei parenti! Denunciamo a gran voce questo chiaro tentativo di criminalizzarci!
Per il resto dell’udienza va rilevata la risposta del digos Candian alla precisa domanda dell’avv.
Pelazza sull’esistenza o meno di un rapporto confidenziale tra la madre del collaboratore Valentino Rossin e il dirigente della digos di Padova Pifferi. La risposta è stata: “QUANDO?”
Deduciamo che il rapporto confidenziale c’è stato, vanno solo stabiliti i tempi. Questo aumenta le già parecchie domande sul possibile mercanteggiamento con il Rossin che collaborando con la “giustizia” ora è libero a scapito della libertà altrui.