Contributo dei militanti PC p-m per il processo contro “mg” a
Berlino
Cari compagni/e
È con solidarietà e spirito internazionalista che
vogliamo salutarvi e sostenervi nella vostra battaglia processuale. La
ripresa del movimento rivoluzionario passa anche per le aule di
tribunale e le carceri, passaggi inevitabili per i militanti seriamente
investiti nella lotta rivoluzionaria. E oggi lo scontro di classe, la
controrivoluzione fra le emergenti forze di classe ed il sistema
capitalistico diventa sempre più acuto, a causa dello
sprofondamento nella spirale di crisi generale e storica.
Crack finanziario/immobiliare, con pesanti ricadute su vasti settori di
massa; petrolio oltre i 100 D. a barile, ad attizzare fiamme di guerra
inter-imperialista; crisi agro-alimentare, con popolazioni intere
gettate alla fame; attacco pesante, dappertutto, alle condizioni della
classe operaia, del proletariato.
Questi sono alcuni dei più eclatanti fenomeni di crisi.
Perciò possiamo dire che, se il movimento comunista
internazionale sta ancora attraversando il suo lungo periodo di
ridefinizione ed è ancora ben al di sotto delle sue
possibilità, oggi come oggi il decorso devastante della crisi
capitalistica conferma
pienamente la teoria marxista. Lenin definì l’imperialismo come
sistema che si sarebbe avvitato su se stesso, incapace di risolvere le
proprie contraddizioni, e quindi condannato a basarsi sui “caratteri
autoritari e militarista del suo dominio”. Il parossismo terroristico -
poliziesco - militarista odierno ne è ampia conferma.
Una repressione dilagante, che rompe antichi argini garantisti,
improntata ad una logica di controllo e di impedimento preventivo
rispetto alla classe, viene coniugata all’altrettanto preventiva
mobilitazione reazionaria di massa. Questi due strumenti dovrebbero
permettere, nei desideri della classe dominante, di impedire e deviare
l’insorgere di movimenti di massa di classe e, allo stesso tempo, di
darsi una base di consenso per le sempre più frequenti e
necessarie “missioni estere”.
Qui sta il nesso con la sostanza economica della crisi: questa ha
talmente eroso dall’interno il sistema capitalistico, che non è
più possibile una sua soluzione per vie ordinarie, cioè
semplicemente economiche-politiche. La guerra diventa la soluzione!
La guerra è la soluzione perché solo nello scontro tra
imperialismi (per i mercati, le risorse, la disponibilità di
forza lavoro, l’egemonia geostrategica) si risolve la causa più
profonda della crisi che è dovuta all’eccesso di capitali, di
gruppi capitalistici su un pianeta “sempre più stretto”.
Ma, come vediamo soprattutto dal 2001, la guerra finisce per ricadere
su tutta la realtà sociale, per informare di sé ogni
aspetto sociale, i rapporti sociali: questo è il senso della
militarizzazione montante. O ancora, la repressione come “fronte
interno”, come guerra contro il nemico interno, cioè contro il
proletariato e la sua tendenza rivoluzionaria. Di fronte a tutto
ciò, i movimenti di classe in Europa, si presentano ancora molto
incerti, divisi, confusi dal riflusso ideologico-politico degli ultimi
decenni. Questo significa vari problemi da considerare ed affrontare.
Però, senza nulla togliere alla validità di fondo della
prospettiva rivoluzionaria comunista: proprio la recrudescenza
violenta, genocida, distruttiva, delle leggi capitalistiche, ci dice
che la soluzione non può essere che sul piano sistemico del modo
di produzione. È solo su questo piano che si può trovare
soluzione a leggi e contraddizioni inerenti ed indissociabili da un
preciso modo di produzione. Perciò il Comunismo resta “l’altro
mondo possibile”, perché è l’unico modo di produzione al
di là e contro quello capitalistico. Ciò che vive,
embrionalmente e “incoscientemente”, anche entro alcune spinte di
massa, entro la dinamica delle lotte perché, nelle fasi critiche
come l’attuale, aspirazioni “semplici” come: lavoro, liberazione dalla
tirannia del bisogno e del ricatto, pane, casa, per non parlare di
eguaglianza sociale, liberazione della servitù salariale,
solidarietà fra i popoli, …, non solo si rivelano irrealizzabili
nel contesto della società capitalistica, ma chiaramente
antagonistici!
Per loro esperienza, i movimenti di massa e di classe saranno di nuovo
spinti a questa coscienza.
Il moderno Stato borghese, lo “stato della controrivoluzione
preventiva” lo sa e gioca d’anticipo. Organizza la mobilitazione di
massa sui peggiori retaggi reazionari: razzismo, nazionalismo, egoismo
piccolo borghese, sciovinismo imperialista, ecc…
Proprio dentro questo scontro fra le due tendenze si qualifica il ruolo
dell’avanguardia rivoluzionaria – tendenzialmente il Partito Comunista
– come capacità ideologico-politico-strategica di organizzare ed
indirizzare i crescenti movimenti di massa verso la prospettiva
rivoluzionaria.
Mobilitazione rivoluzionaria contro mobilitazione reazionaria. Nei
nostri due paesi ne abbiamo un esempio storico importante. Agosto 1914,
culminò una delle più forsennate campagne di
fanatizzazione sciovinista che, coadiuvata dallo storico
tradimento del primo revisionismo marxista (cioè dei partiti
socialdemocratici, schierati con le proprie borghesie) trascinò
le masse al mattatoio. Ma già solo due anni dopo si svilupparono
rabbia e rivolta, nelle trincee come nelle città. E nel 1917 si
trasformavano in ondata rivoluzionaria internazionale. La strada non
è facile, ne automatica. I problemi da risolvere sono tanti, il
dibattito ed il lavoro dei rivoluzionari si colloca lì. Abbiamo
potuto leggere, qualche vostro testo (piuttosto conciso, per la
verità), e trovato interessanti alcune proposte: “Nostro dovere
è di rompere questa logica dominante, attraverso la quale coloro
che si arrogano il potere definiscono il diritto. Opporre la resistenza
sociale rivoluzionaria organizzata. Non esiste nessun automatismo che
dia, alle persone pauperizzate e represse, una prospettiva collettiva
di lotta di classe e che conduca, di per sé, all’azione diretta.
Nondimeno, negli ultimi anni di confronto con le agenzie della
tecnocrazia sociale, molte iniziative e progetti sono nati, dando
coraggio al movimento. Dobbiamo partire da lì, per dare esempi e
sviluppare un quadro che consenta la partecipazione delle persone
socialmente marginalizzate e precarizzate. Per parte nostra, da quando
esistiamo, abbiamo puntato sui tre assi: organizzazione in strutture di
gruppi militanti (piattaforma militante); sostegno e cooperazione ai
percorsi di base; creazione delle condizioni logistiche per una
propaganda armata, nella forma organizzativa di un processo di
costruzione rivoluzionaria così articolata, nella forma
organizzativa di una struttura di guerriglia o di milizia. Nel quadro
di un processo noi vediamo la possibilità di un avvio per
portare la lotta per il comunismo fuori dagli studi, nelle strade,
nella vera vita”2.
Ecco già una buona base di confronto e di possibile
unità. Certo, per noi è fondamentale che questo processo
trovi il suo compimento nella costruzione dello strumento principale:
il Partito. Ma, proprio perché pensiamo che tale processo si
dà nell’unità teoria-prassi, nell’unità del
politico-militare, riteniamo preziosi tutti i contributi che
coerentemente si pongono su questo terreno di autentica costruzione. E
laddove esiste questa coerenza ed autentica prassi rivoluzionaria, pur
nelle differenze, si applichi il principio: lottare insieme! Uniti si
vince!
TRASFORMIAMO LA GUERRA IMPERIALISTA
IN GUERRA RIVOLUZIONARIA DI CLASSE!
CONTRO L’IMPERIALISMO – PRIGIONE DEI POPOLI,
VIVA LA SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE!
PER IL COMUNISMO
I militanti per la costituzione del PC p-m
Settembre 2008