inchiesta
12.02.07
aggiornamenti
maggio2008
NO ALL'ISOLAMENTO CARCERARIO
Come compagni prigionieri dell'inchiesta del 12 febbraio 2007
comunichiamo che dal 21 maggio 2008, assieme ad altri coimputati,
stiamo attuando la forma di lotta dello sciopero della fame. Contro
l'isolamento di fatto di uno di noi: Vincenzo Sisi, costretto nella
sezione di isolamento del carcere di Ferrara.
Questo è il terzo sciopero della fame, dopo quelli del 19
dicembre 2007
e del 12 febbraio 2008, che pratichiamo per denunciare l'uso
dell'isolamento nei nostri confronti. Con i primi due, grazie
soprattutto alla solidarietà e alla mobilitazione esterna, siamo
riusciti a far cessare la condizione di isolamento, durata più
di un
anno, del compagno Alfredo Davanzo.
Ma non demordono perché l'uso dell'isolamento carcerario come
arma di
repressione contro i prigionieri rivoluzionari è uno strumento
troppo
importante per la guerra politica che lo Stato borghese imperialista
conduce contro il proletariato e la classe operaia.
Questa forma di tortura "bianca", utilizzata dagli Stati sedicenti
democratici, da essi variamente giustificata e camuffata, è
infatti
parte integrante dell'armamentario controrivoluzionario che comprende
anche forme più violente e clandestine promosse in particolare
dagli
imperialisti USA nella guerra sporca contro le nazioni oppresse e i
militanti antimperialisti. Guantanamo e Abu Ghraib sono solo le
realtà
più mass mediate.
Lo sviluppo dell'uso di questi strumenti è legato
all'approfondirsi
della crisi del capitalismo e all'acutizzarsi delle contraddizioni.
E' la stessa politica repressiva con cui i proletari e gli operai, qui
da noi fanno ogni giorno i conti, manganellati perché difendono
il loro
territorio dall'inquinamento o licenziati perché difendono
risolutamente i loro interessi di classe.
Anche nel caso dell'isolamento carcerario di Vincenzo, come negli altri
attuati nei nostri confronti, non hanno nemmeno il coraggio della
propria azione e si nascondono dietro l'abusato sotterfugio di
collocare i compagni in carceri sprovvisti di sezioni di alta sicurezza
per quindi determinarli in sezioni di isolamento.
La spudoratezza non ha limiti: Vincenzo sarebbe stato trasferito da
Cuneo a Ferrara per avvicinarlo al processo che si tiene a Milano.
Contro l'isolamento carcerario viva la solidarietà di classe!!!
21 maggio 2008
Carcere di Piacenza
Militanti Per La Costituzione del PC-PM
Bortolato Davide
Claudio Latino
PRESIDIO A FERRARA CONTRO L'ISOLAMENTO
Appello per la mobilitazione!
No all’isolamento carcerario!
Da oltre due mesi Vincenzo Sisi, compagno operaio, delegato
riconosciuto nel suo posto di lavoro, arrestato il 12 febbraio 2007
nell’ambito dell'operazione "Tramonto" che ha portato in carcere 17
persone con l'accusa di associazione sovversiva e banda armata con
finalità di eversione dell’ordine democratico, si trova in
isolamento
nel carcere di Ferrara.
Da un’esposto dell’avvocato difensore:
“ Il signor Sisi è stato inserito nella
sezione c.d. “nuovi giunti”,
nella parte in cui si trovano le celle per l’esecuzione della sanzione
della esclusione dalle attività in comune e le celle in cui sono
ristretti i detenuti isolati perchè imputati o condannati per
reati
giudicati infamanti dalla collettività carceraria (abusi e
violenze
contro minori, ecc.).
Egli è qui collocato in una cella singola,
chiusa 24 ore su 24 e,
quando riesce a camminare (è gravemente sofferente alla schiena
e
all’anca), effettua l’aria da solo. In occasione di qualunque
spostamento interno al carcere è seguito da un ispettore della
polizia
penitenziaria. Si tratta, dunque, di una situazione di pesante
isolamento.”
Questa è una situazione di totale arbitrio e di tortura
poichè
l’isolamento è da considerarsi a tutti gli effetti tale. Sono
violate
le stesse leggi dei carcerieri anche perchè, la Corte d’Assise
di
Milano, ha già emesso un dispositivo che richiede
l’avvicinamento a
Milano degli imputati rinchiusi fuori regione.
Contro tutto ciò è iniziato dal 21 maggio 2008 uno
sciopero della fame da parte di Vincenzo e dei coimputati detenuti.
Come parenti e amici degli arrestati denunciamo questo ennesimo sopruso
ai danni dei compagni prigionieri che si aggiunge alle vessazioni
continue sia contro di loro che nei confronti dei sei imputati agli
arresti domiciliari a cui è vietato comunicare, anche per
lettera, con
chiunque. L’isolamento viene usato per distruggere l’identità
politica
e personale dei nostri familiari che invece resistono con forza alla
repressione che li ha colpiti.
Sosteniamo la loro resistenza e quella di tutti i prigionieri in
isolamento e in regime di Elevato Indice di Vigilanza (EIV)!
Difendiamo la loro identità!
Invitiamo tutti a partecipare a un
presidio di protesta e denuncia
davanti al carcere di Ferrara, Via Arginone327
sabato 31 maggio dalle ore 14.00
Invitiamo ad inviare lettere cartoline e telegrammi
Vincenzo Sisi, Casa Circondariale - 44100 Ferrara
Associazione di Solidarietà Parenti e Amici degli arrestati il
12/2/2007
e.mail: parentieamici@libero.it
Mi 24/5/2008
CORRISPONDENZA DALLE GABBIE
28 Maggio 2008
La 5° udienza del processo ai compagni arrestati il 12/02/07 si
apre affrontando lo sciopero dei lavoratori delle società
cooperative in lotta contro la mancata retribuzione di diversi mesi di
stipendio. Anzichè far spostare l'udienza in rispetto alle loro
giuste rivendicazioni, la giustizia borghese preferisce infischiarsene
e procedere nel processo ai militanti comunisti e alle avanguardie
operaie inquisite nominando un perito ad hoc (da noi chiamasi
chiaramente "crumiro") per la registrazione e la trascrizione
dell'udienza.
Ancora un piccolo episodio che conferma, se mai ce ne fosse ancora
bisogno, come la giustizia borghese sia totalmente insensibile e
infastidita dalle rivendicazioni dei lavoratori e delle masse popolari.
La stessa giustizia borghese che, al contrario, è quanto mai
solerte ad affiancare la repressione poliziesca nel reprimere le lotte
come di recente succede contro le popolazioni campane in lotta contro
il degrado dell'ambiente e come è sempre successo nella storia
del movimento operaio e proletario quando questo decide di valicare i
confini della legalità borghese per affermare le sue giuste
rivendicazioni.
L'udienza è quindi proceduta con le costituzioni delle parti
civili.
In questa fase, oltre alla richiesta di costituzione di parte civile da
parte dello Stato, motivo di rinvio, nella precedente udienza, alla
data odierna stralciando ben quattro udienze, vi è stata la
sorpresa della richiesta di costituzione di parte civile da parte della
CGIL.
A parte la "sospetta" tardività (regolamento di conti interno
con la FIOM in vista delle opposizioni che questa conduce sulla nuova
contrattazione con governo e confindustria, visto che gli imputati per
la maggior parte erano iscritti a questa categoria) con cui la CGIL si
è mossa, è interessante vedere i motivi che sono alla
base della sua pretesa che sono tutti derivanti da violazioni dello
statuto interno e da danni d'immagine.
Sulla prima motivazione, visto che la CGIL dispone appunto di uno
statuto e che proprio sulla base di esso i compagni iscritti a tale
sindacato sono stati sospesi o espulsi, non si capisce cosa voglia.
Intende forse sostituire il suo statuto al codice penale? Sappiamo
quanto essa si sia prodigata a far propri gli interessi dello stato
borghese e delle classi dominanti che lo controllano ma questo, forse,
è troppo persino per la giustizia borghese.
Ma la più interessante è la seconda, che svela tutta
l'ipocrisia propria di un sindacato come la CGIL. E' proprio sicura che
abbia ricevuto un danno dai compagni imputati? Perchè non prova
un po' a riflettere su se stessa e sui danni che in tanti anni ha
causato ai lavoratori?
Forse pensa che aver consegnato il TFR dei lavoratori alla speculazione
finanziaria, fatto passare ogni tipo di attacchi a pensioni e salari,
contribuito con il proprio assenso ad infami accordi che hanno fatto e
stanno facendo tabula rasa di tanti diritti conquistati nel passato,
faccia bene alla sua immagine? Ancora non ha capito perchè tanti
suoi iscritti hanno votato partiti di destra alle ultime elezioni o
perchè l'UGL sta crescendo in modo preoccupante nei luoghi di
lavoro?
Beh! Consigliamo alla cara CGIL di riflettere sulle lesioni che lei ha
causato al mondo del lavoro prima di presentarsi a chiedere i danni ad
un gruppo di compagni e di reali avanguardie di fabbrica impegnate
tutti i giorni a difendere i lavoratori dal duplice attacco padronale e
sindacale.
Un impegno che li ha portati, coerentemente agli interessi generali
della classe operaia e del proletariato, a sviluppare l'idea che il
sistema capitalista non può essere riformabile nè
migliorato ma che deve solo essere abbattuto.
Comunque, sicuramente non in base a queste motivazioni, la corte ha
respinto la CGIL come parte civile per tardiva presentazione della
richiesta.
Mentre, come previsto, è stato accolto lo Stato ponendo fine, se
ancora ce ne fosse stato bisogno, ad ogni pretesa dell'accusa di
depoliticizzare il più possibile il processo con l'obiettivo di
condannare i compagni come semplici delinquenti e criminali.
Riepilogando la questione della costituzione delle parti civili giunta
al termine vediamo come ad affiancare l'accusa si siano aggiunti Forza
Nuova, il giuslavorista Pietro Ichino e lo Stato.
Un bel quadretto che riassume nelle aule giudiziarie l'essenza
contro-rivoluzionaria dello Stato imperialista.
Il processo è quindi proceduto con la sentenza della corte in
merito alle numerose eccezioni di nullità presentate dalla
difesa.
Qui nessuna sorpresa: tutte respinte.
A questo punto il giudice ha dichiarato aperto il dibattimento.
I compagni hanno chiesto immediatamente di intervenire, decisi a farsi
espellere dall'aula qualora la richiesta non fosse stata accolta.
Dopo alcuni tentativi la parola è stata data.
L'obiettivo dei compagni era quello di gestire lo sciopero della fame
iniziato il 21 maggio, e che è durato sino al giorno
dell'udienza, per denunciare la situazione di fattivo isolamento cui
è sottoposto il compagno Sisi Vincenzo presso il carcere di
Ferrara.
In merito i compagni hanno fatto mettere agli atti un breve comunicato
e il compagno in questione ha affermato di ritenere responsabile la
corte qualora dovesse succedere "qualcosa di spiacevole" nella sezione
in cui si trova dove è costretto alla presenza di infami, di
pedofili, nonchè di assassini di bambini.
Inoltre i compagni si sono accordati sul fatto che se la situazione del
compagno non dovesse cambiare cercheranno di complicare le procedure
processuali rifiutandosi di presenziare ad alcune udienze da definire
senza rinunciare al trasferimento, il che comporta o il trasferimento
con la forza con la conseguente protesta in aula o l'annullamento
dell'udienza.
Salvo naturalmente il ricorso ad artifici burocratico processuali cui
comunque la corte dovrà ricorrere.
L'udienza si è poi conclusa con l'integrazione di nuovi elementi
probatori da parte della difesa e dell'accusa.
Come al solito non è mancato il caloroso e deciso sostegno da
parte del pubblico con il quale i compagni imputati, a udienza chiusa,
hanno terminato la giornata intonando "Bandiera Rossa" causando un
repentino ritiro dall'aula di giudici e PM.
Con questo simpatico epilogo si è chiusa la giornata per cui non
ci resta che salutare tutti e rinviare alla prossima udienza del 17
giugno.
A pugno chiuso,
gli imputati
Comunicato dell’Associazione di Solidarietà Parenti e Amici
degli Arrestati il 12 febbraio 2007 sulla quarta udienza del processo a
Milano.
Si è svolta il 28 maggio, presso il tribunale di Milano, la
quarta udienza del processo contro i compagni arrestati il 12 febbraio
2007.
Nel solito scenario, indegno di un paese che si dice civile, con i
compagni rinchiusi in una gabbia con sbarre e grata che impediscono
perfino di riconoscerne i volti, con decine e decine di guardie
penitenziarie schierate davanti alle gabbie, con altrettanti tra
carabinieri e digos sparsi nell’aula, i parenti e gli amici erano
presenti a portare il sostegno ai prigionieri.
Vincenzo Sisi ha denunciato come insostenibile la sua condizione di
isolamento, da due mesi, in una sezione dove sono rinchiusi detenuti
per reati infami (pedofilia e violenza su minori). Per questa
situazione è in sciopero della fame assieme a 5 coimputati.
La Corte ha mostrato grave disattenzione per questo problema, prima
quasi non volendo far parlare i compagni e poi lavandosene le mani.
Alle proteste dalle gabbie e dal pubblico ha aggiunto che eventuali
richieste vanno depositate in Cancelleria.
Come da copione si è ripetuto il sequestro da parte delle
guardie carcerarie di scritti riguardanti il processo in possesso dei
prigionieri, gli stessi già più volte sequestrati e poi
restituiti. Il risultato è comunque quello che i compagni fino
ad ora non hanno mai potuto avere con sé i loro appunti durante
il dibattimento.
Ci sembra che, sia l’atteggiamento nei confronti delle condizioni
carcerarie, sia il fatto di non voler risolvere veramente la questione
degli scritti dei prigionieri contrastino assai con l’immagine che il
Giudice vuol dare di sé e della Corte, di coloro cioè che
si ergono a paladini del diritto alla difesa!
Si è chiuso il capitolo sulle parti civili, sulle nullità
avanzate dalla difesa e si è dato avvio alla fase dibattimentale.
Lo Stato, nella figura del Consiglio dei ministri, si è
presentato come parte civile ed è stato accettato dalla Corte
che ha così “sanato” l’errore giudiziario della pm Bocassini che
non lo aveva citato come parte offesa.
Con vergognosa spudoratezza si è presentata in aula la Cgil
campando pretese di risarcimento danni per “lesione” al suo ruolo e
alla sua immagine. Non è bastato ai loschi figuri, funzionari e
dirigenti sindacali, Epifani in testa, aver fatto licenziare compagni e
parenti, aver espulso delegati eletti dai lavoratori (senza
naturalmente averli interpellati). Dopo quasi un anno e mezzo dagli
arresti mostra fino in fondo da che parte sta volendosi mettere al
fianco del governo e di Forza Nuova nell’accusare gli imputati.
“Chi ha leso chi?” ha chiesto l’avvocato della difesa citando le parole
di Vincenzo Sisi, operaio, delegato riconosciuto nel suo posto di
lavoro che ha fondato il sindacato in fabbrica a Torino e lottato con
dedizione a fianco dei lavoratori (portando tra l’altro 25.000 euro di
tessere alla Cgil).
Questo mentre la dirigenza Cgil smantellava ogni conquista operaia,
controllava e reprimeva chiunque uscisse dalla linea della svendita e
della concertazione.
La costituzione di parte civile della Cgil è stata respinta per
motivi di tardiva presentazione della richiesta.
La Corte ha poi respinto tutte le nullità presentate dalla
difesa.
Sono state successivamente presentate e acquisite le richieste di prove
e di testi da parte dell’accusa e della difesa. La pm nel far questo si
è esibita in un’esposizione a dir poco fantasiosa di una specie
di telenovela con protagonisti “terroristi” e “banditi” chiudendo con
la richiesta che buona parte dei suoi testi vengano ascoltati senza che
se ne veda il volto. Avremo degli incappucciati in aula? Sicuramente
questo si addice allo stile televisivo a cui la pm probabilmente si
è ispirata facendo insorgere il dubbio che usi il suo tempo
più davanti al video che sui libri di diritto!
Per finire la difesa ha presentato una perizia su un’intercettazione
telefonica di fondamentale importanza riguardante il prof. Ichino che
mostra chiaramente come l’interpretazione del sonoro presentata
dall’accusa sia completamente arbitraria.
Rilanciamo l’appello alla solidarietà, alla presenza la prossima
udienza il 17 giugno in cui si terrà un presidio davanti al
tribunale.
Invitiamo anche a partecipare al presidio davanti al carcere di
Ferrara, Via Arginone 327 sabato 31 maggio alle ore 14.00.
29/5/2008