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COMUNICATO
Il provvedimento di condanna è motivato con la presunta violazione dell’art. 18 del Testo Unico delleLeggi di Pubblica Sicurezza (TULPS), articolo che prevedeuna pena fino a sei mesi di detenzione (o la sua conversionein ammenda) per chiunque organizzi una riunione pubblicasenza preavvisare le autorità di Pubblica Sicurezza.Secondo gli accusatori, le compagne e i compagni condannatiavrebbero violato tale disposizione del TULPS in occasione del presidio che si tenne nel luglio scorso in via Scarlatti, organizzato dal movimento antifascista eantirazzista napoletano e grazie al quale si riuscì ad impedire lo svolgimento di un’iniziativa di ForzaNuova.
E’ utile ricordareche il TULPS
è del 1931, la norma in que stione appartiene,dunque, a quelle
numerose disposizioni legislative che ben rappresentano la
continuità tra lo Stato fascista e
L’iter dellacontestazione (Art. 459 del Codice di procedura penale) è subdolo e sconcertante: d’ufficio si procede, infatti, adinfliggere una condanna (senza preoccuparsi di dare agliimputati alcuna possibilità di difendersi) ogni qual voltala pena sia pecuniaria o detentiva tramutabile in ammenda.E’ necessario, per poter avere un “regolare” processo,preoccuparsi di presentare un ricorso entro dieci giorni;in caso di mancato ricorso si accetta di fatto la condanna.Appare evidente che l’intero procedimento miri a intimidiree demoralizzare la risposta politica deicompagni.
Al di là della forma procedurale, la questione che, a nostro avviso, merita maggiore attenzione è proprio il reato contestato.Distribuire volantini e parlare al megafono non è più permesso senza previa autorizzazione. Queste condanne sono,in breve, al contempo grottesche e allarmanti e meritano alcune considerazioni politiche.
E’ chiaro che ormai l’attacco è diretto ai piùsemplici spazi di agibilità per ridurre al silenzioqualsiasi voce di dissenso. Per far fronte a questo attaccounilaterale è opportuno dotarsi di un’attrezzatura politicache occorre costruire con una riflessione, un dibattito euna pratica appropriati. In questi anni abbiamo, impotenti(e a volte indolenti), assistito alla sottrazione diconquiste che pensavamo acquisite (si pensi, per dirne una, all’occupazione dei treni per i cortei nazionali); ampisettori del movimento hanno, infatti, deciso di arretraredi fronte a questi attacchi, nella speranza che talerinuncia potesse garantire spazi di agibilità. E’ evidenteormai che questo ragionamento risulta essere fallimentare eche è opportuno invece non arretrare ma difendere le nostrelotte e la nostra stessa possibilità di fare politica inmodo autonomo ed autorganizzato, comp rendendo che lareazione non si arresta e non si accontenta dell’angolo incui riesce a metterci ma che, con metodo, lavoraall’annientamento del proprio antagonista e che dunque non èpossibile nessuna forma di compromesso con essa.
insieme dipercorsi di ricomposizione delle lotte, percorsi costruitiin piena autonomia dalle istituzioni e lontani daqualsivoglia compromesso con partiti e forzeistituzionali.
I lmessaggio che hanno voluto recapitare a tutti noi è il seguente: “perseverare nel fare politica in maniera realmente autonoma e autorganizzata è qualcosa che non conviene, perché in una manierao nell’altra troveremo il modo di farvela pagare sul piano personale, eventualmente anche scavando in ottant'anni di legislazione repressiva”.Ma hanno fatto male i loro conti.
C.S.O.A.“Terra Terra”
CollettivoVesuvio Zona Rossa (Comuni vesuviani)
CollettivoOrientale (Università Orientale di Napoli)