A cura del Comitato di Aiuto ai Prigionieri
politici del
(n)PCI - Parigi
recapito
e-mail: liberteprisonniers.npci@yahoo.fr
Data di ultimazione del presente documento: 04
Luglio
2006.
Giuseppe Maj e Giuseppe
Czeppel, membri del
(nuovo) Partito comunista italiano – (n)PCI, sono stati scarcerati
rispettivamente il 22 e 24 maggio scorso, dopo un altro anno di
detenzione
preventiva in Francia e sono attualmente sottoposti dalle
Autorità Francesi al
regime di libertà vigilata con obbligo di firma e con divieto di
lasciare la
Francia. Fino ad ora entrambi hanno subito in Francia complessivamente
18 mesi
di carcere preventivo e 13 mesi di confino senza alcuna accusa precisa
tranne
di essere stati in possesso di documenti falsi. Maj e Czeppel, insieme
ad altri
ritenuti essere membri del (n)PCI, sono dal 1999-2003-2006 (sette anni)
oggetto
in Italia di inchieste giudiziarie, per associazione sovversiva (art cp
270
bis), promosse prima dalla Procura di Roma, poi dalla Procura di Napoli
e
infine dalla Procura di Bologna.
Il giovane studente Angelo
D'Arcangeli,
simpatizzante del (n)PCI, è anch’egli ancora sottoposto in
Francia a regime di
sorveglianza da otto mesi dopo avere subito 4 mesi di carcere
preventivo dal 19
luglio al 19 novembre 2005. Le misure di controllo adottate contro
D'Arcangeli
risultano essere molto più restrittive rispetto a quelle
applicate a Maj e
Czeppel, nonostante il suo dossier non contenga nulla, neanche il
possesso di
documenti falsi. L'infondatezza di queste misure fa presupporre che le
Autorità
Francesi vogliano mandare un messaggio chiaro a tutti i simpatizzanti
del
(n)PCI...
Da più di venti anni le
Autorità Italiane
conducono procedimenti giudiziari contro un gruppo (e contro chi
è stato
ritenuto ne facesse parte) che con determinazione lavora alla
ricostruzione del
partito comunista e che nel seguito chiameremo « carovana
del
(nuovo)Partito comunista italiano » : il gruppo politico,
cioè, che è
sorto alla fine degli anni ’70 e ha promosso prima il Coordinamento
Nazionale
dei Comitati contro la Repressione (con la rivista Il Bollettino) e poi
la
rivista Rapporti Sociali e la omonima casa editrice di Milano, e che
quindi,
dal 1992, ha dato vita all’organizzazione nazionale Comitati di
Appoggio alla
Resistenza - per il Comunismo (CARC), da cui, nel 1999, si è
staccata la Commissione
Preparatoria (CP) del congresso di fondazione del (n)PCI, gruppo
politico la
cui continuità è impersonata dal più noto dei suoi
esponenti, Giuseppe Maj, che
ha subito da oltre 25 anni una continua ed estenuante persecuzione che
riepiloghiamo nei seguenti passaggi giudiziari con cui le
Autorità hanno
cercato di eliminare il gruppo e ne hanno comunque ostacolato
l’attività:
1. Bergamo: 1981 - 1987.
Nel 1981 la Procura di Bergamo
accusa
Giuseppe Maj (e altre due persone) di associazione sovversiva “avente
lo scopo
di stabilire violentemente la dittatura di una classe sociale e di
sovvertire
violentemente gli ordinamenti economici e sociali costituiti nello
Stato
italiano”. Solo sei anni dopo, nell’autunno 1987, il giudice istruttore
pronuncerà sentenza di assoluzione.
2. Venezia: 1985 - 1991.
Pendente ancora quella prima
inchiesta, nel
febbraio del 1985 la Procura di Venezia fa arrestare Giuseppe Maj e
numerosi
altri, proseguendo con altri arresti nei mesi successivi, accusandoli
“del
delitto di cui all’art. 270bis per aver promosso, organizzato, diretto
un
sodalizio avente per obiettivo il mutamento, con mezzi violenti,
dell’ordinamento giuridico costituzionale della repubblica”. Tutta la
redazione
de Il Bollettino e i più stretti collaboratori finiscono
così in carcere. Dopo
lunghi periodi di detenzione (un anno per Giuseppe Maj) e,
successivamente, di
sottoposizione all’obbligo di presentazione all’autorità di p.s.
e di
privazione del passaporto (due anni per Giuseppe Maj), finalmente,
nell’autunno
del 1991, tutti gli imputati vengono assolti dalla Corte d’Assise di
Venezia -
che aveva, in precedenza, anche cercato di disfarsi del processo
inviandolo a
Milano - addirittura nella fase predibattimentale (senza cioè
che si desse
inizio al processo vero e proprio), essendo assolutamente evidente, fin
da
subito, che il delitto di cui tutti erano accusati neppure “sussisteva”.
3. Milano: 1989 - 1990.
Prima di questa sentenza,
nell’aprile del
1989, si muove anche la Procura di Milano con l’abituale accusa di
associazione
sovversiva, corredata di perquisizioni, anche nella sede della Casa
editrice,
di ordini di accompagnamento in Caserma, interrogatori e sequestri di
materiale
(che facevano seguito a intercettazioni, pedinamenti, rogatorie
internazionali). I sei imputati ( tra cui Giuseppe Maj) ed i ventidue
indagati
vengono poi prosciolti dal giudice istruttore, nel gennaio 1990, ancora
perché
“il fatto non sussiste”.
4. Roma: 1999 - 2001.
Assorbito lentamente l’impatto
di questi
esiti disastrosi per la pubblica
accusa, nel 1999 si attiva la Procura della Repubblica di Roma, questa
volta
con imputazione doppia (!!), articoli 270 e 270 bis, “per avere
organizzato
un’associazione denominata (nuovo) Partito Comunista in forma
clandestina, la
quale si propone il compimento di atti di violenza al fine di eversione
dell’ordine democratico”. Vengono eseguite, da Carabinieri e Polizia,
ben 90
perquisizioni domiciliari con sequestri di varia documentazione
politica, di computer
e materiale informatico. Tutti i perquisiti, poi, sono sottoposti a
interrogatorio, e la Procura chiede anche il prolungamento del termine
di
durata delle indagini, per giungere, infine a chiedere al Gip ... un
ulteriore
provvedimento di archiviazione, effettivamente pronunciato il 4
settembre 2001.
5. Roma: 2001 - 2003
La stessa Procura, però,
dopo soltanto un
paio di mesi, richiede e ottiene la riapertura delle indagini nei
confronti di
una ventina dei già prosciolti (tra cui Giuseppe Maj) aprendo un
procedimento
che sarà concluso solo due anni dopo con nuova archiviazione (17
marzo 2003) e
questo sulla base di rapporti della Digos e dei Carabinieri depositati
in altre
inchieste parallele, certamente non nuovi per gli inquirenti. Deve
essere
ricordato che l’attività del gruppo è sempre stata
costantemente oggetto di
indagini da parte dei reparti speciali di Carabinieri e Polizia:
così, negli
atti della inchiesta milanese, di cui diremo più avanti, si
trovano
intercettazioni telefoniche effettuate dai Ros di Napoli, su
autorizzazione
(nell’ambito di procedimenti mai comunicati agli indagati) di quella
autorità
giudiziaria, che si sovrappongono e intrecciano (siamo nel 1999) con
quelle
effettuate su disposizione delle autorità giudiziarie di Roma e
Milano.
6. Milano: 1999 - 2001.
Come già accennato, nel
1999 la Procura
milanese pensa bene di muoversi ancora, indagando più di cento
persone, fra cui
numerosi appartenenti
al gruppo. Abituale
l’imputazione, 270 bis,
abituali i pedinamenti, le intercettazioni telefoniche, telematiche e
ambientali, abituali le rogatorie internazionali, e identica la
conclusione:
richiesta di archiviazione, disposta dal Gip il 22 ottobre 2001.
7. Parigi, Napoli, Bologna:
2003 - ancora in
corso.
Il moltiplicarsi delle
iniziative e
competenze territoriali non ha oramai più limiti. E così
assistiamo, nel giugno
2003, a decine di perquisizioni fra Francia, Svizzera ed Italia, e ad
un nuovo
arresto di Giuseppe Maj, in compagnia di Giuseppe Czeppel, questa volta
da
parte dell’autorità giudiziaria francese, sollecitata dalle
Procure italiane di
Napoli e Bologna tramite il Ministero della Giustizia allora gestito
nel modo
che ha suscitato l’indignazione di tutte le persone oneste dal Ministro
Castelli, braccio leghista della banda Berlusconi. Giuseppe Maj e
altri,
infatti, preso atto della costante opera di disturbo della loro
attività
politica da parte degli inquirenti italiani, si erano resi
irreperibili. La
Procura di Napoli, però, che imputava a ognuno dei suoi
indagati, nuovamente, l’art.
270 bis “quale appartenente all’associazione clandestina agente sotto
la
denominazione di CP - Commissione Preparatoria del congresso di
fondazione del
(nuovo) Partito Comunista Italiano”, e la Procura di Bologna, che nulla
imputava, ma che tuttavia chiedeva una perquisizione per rogatoria,
attivano
tramite il sopraccitato Ministro Castelli di triste memoria (lo stesso
dell’estradizione-sequestro di Persichetti e della messa in discussione
dell’accordo Mitterand-Craxi del 1985; lo stesso che ha sabotato la
grazia a
Sofri e Bompressi e ha rifiutato di chiedere l’estradizione dei
rapitori di Abu
Omar) i magistrati dell’antiterrorismo francese. Le Autorità
Francesi,
nonostante l’assenza di provvedimenti restrittivi italiani, pensano
bene di
sopperire loro direttamente a questa mancanza (si sta o non si sta
costruendo
l’Europa, perbacco!), arrestando Maj e Czeppel (che, con chiarezza,
rivendicano
e ribadiscono la loro appartenenza alla Commissione Preparatoria) col
pretesto
del possesso di falsi documenti di identità, possesso
indispensabile per chi
nella loro condizione di perseguitati vuole continuare ad esercitare il
diritto
all’attività politica sancito dalla Costituzione che non a caso
la banda
Berlusconi e i suoi manutengoli della Lega Nord particolarmente odiano,
e
quindi si deve rendere irreperibile, contestando loro - incredibilmente
- la
“associazione di malfattori al fine di preparare atti di terrorismo”. E
così di
nuovo carcere fino a Natale 2003, e poi obbligo di soggiorno, e,
addirittura,
di residenza in una specifica abitazione, nonché di
presentazione all’autorità
di p.s. mentre le indagini francesi e napoletane continuano.
Ma perfino fonti
paragovernative francesi
(vedasi Perrault giornalista a Le Figaro di Parigi e autore del
saggio
“Génération Battisti”, 2005) insinuano che la
Autorità Francesi in realtà hanno
agito solo su domanda delle Autorità Italiane e in attesa che
queste fossero
pronte a ripartire direttamente all’attacco. Nuovo arresto di Giuseppe
Maj e
Giuseppe Czeppel a Parigi il 26 maggio 2005 e scarcerazione ancora
sotto
controllo giudiziario rispettivamente il 22 e 24 maggio 2006, come
detto
all’inizio.
Ma l’istruttoria francese
(Giudice Istruttore
Antiterrorismo M. Gilbert Thiel, del Tribunale di Grande Istanza di
Parigi)
improvvisamente nella primavera del 2006 viene accelerata e avviata a
conclusione. Manifestamente oramai la Procura di Bologna è
pronta a subentrare
nella gestione della stessa persecuzione.
8. Bologna: settembre 2003 –
ancora in corso
Infatti la Procura di Bologna
(sostituto
Procuratore Paolo Giovagnoli), che senza aver aperto un procedimento
contro
Giuseppe Maj aveva tuttavia chiesto e ottenuto dalle Autorità
Francesi la
perquisizione del 23 giugno 2003 e il sequestro a suo uso (vedi verbale
di
consegna del 24 luglio 2003) di tutto quanto di scritto e leggibile
c’era nella
casa parigina di Maj, nel settembre 2003 ha aperto un suo procedimento
(il
Proc. N. 9096/2003 mod. 21 RGNR: che quindi è l’ottavo
procedimento italiano
contro la “carovana” del (nuovo)PCI a partire dal 1981 a oggi) e ha
iscritto
nel Registro degli Indagati Giuseppe Maj e altri undici, per 270 bis e
per
“banda armata, reati commessi in Emilia, altrove ed in Francia”; il 14
febbraio
2006 ha fatto eseguire ancora una volta da parte della DIGOS di Modena
alcune
perquisizioni in Italia contro sette membri del partito dei CARC, con
sequestri
di vario materiale stampato ed informatico (in particolare viene
sequestrato
anche materiale relativo alla campagna elettorale delle politiche 2006
per la
quale i membri dei CARC erano candidati); ha ripetutamente (e
certamente almeno
il 24 novembre 2003 come imputati, il 1° dicembre 2003 e il 12
novembre 2005
come testimoni assistiti (sic!)) chiesto con CRI alle Autorità
Francesi di
procedere a interrogatorio di Giuseppe Maj, di Giuseppe Czeppel ed
altri (ivi
compresi due cittadini spagnoli); dopo aver largamente superato
tutti i
termini di legge, la scorsa settimana il giudice Paolo Giovagnoli si
è
finalmente deciso a chiudere l'inchiesta, che ora è all'esame,
secondo
l'articolo ex 415 bis del Codice di Procedura Penale. Con molta
probabilità
saranno emessi da dodici a una quarantina di mandati di cattura contro
altrettanti presunti membri del (nuovo)Partito comunista italiano (di
cui nella
primavera del 2005 sono stati “misteriosamente” chiusi i siti Internet
lavoce.freehomepage.com e w.ww.nuovo-pci.com) ed eseguiti almeno
quattro
mandati d’arresto europei a carico di cittadini italiani residenti in
Francia
(in primis Maj, Czeppel, D'Arcangeli).
9. Napoli (2001 – 2005)
Mentre la Procura di Bologna ha
aperto nel
settembre 2003 e poi metodicamente montato l’ottavo procedimento
italiano
contro la “carovana” del (n)PCI, al contrario la Procura di Napoli
(dott.sa
Castaldi) chiudeva finalmente il settimo. Come sopra accennato lo aveva
aperto
nel 2001; ai fini di esso aveva fatto eseguire perquisizioni e
sequestri in
Italia, Francia e Svizzera e si era visto negare con atto ufficiale
l’aiuto
delle Autorità Svizzere perché “il procedimento ha natura
politica”. Nel 2005
dunque la Procura di Napoli chiude per non competenza la sua inchiesta
e
trasmette gli Atti per competenza alla Procura di Bologna dove, come
già detto,
è titolare dell’inchiesta il giudice Paolo Giovagnoli.
E' possibile e necessario
contrastare
la persecuzione politica del (n)PCI, mascherata con la "guerra al
terrorismo"!
E' possibile impedire
l'estradizione
di Maj, Czeppel, D'Arcangeli e l'arresto di quaranta presunti membri
del
(n)PCI!
La persecuzione dei comunisti
mette in
discussione i diritti politici di tutti!
Tutti sono chiamati a
contribuire a
questa battaglia in difesa dei diritti politici, prendendo posizione
pubblica!
Ringraziamo in anticipo tutti
coloro che
daranno il loro contributo.
Comitato di Aiuto ai
Prigionieri politici del
(n)PCI - Parigi
recapito e-mail: liberteprisonniers.npci@yahoo.fr