LE LOTTE SOCIALI NON SI PROCESSANO
novembre 2006
Il 6 novembre 2004, in occasione del 1°
sciopero del precariato metropolitano, migliaia di precari/e hanno
manifestato a Roma, rivendicando il diritto al reddito universale e
garantito, mettendo in atto azioni di autoriduzione e redistribuzione
della merce.
La rappresaglia giudiziaria che ha colpito 105
compagni/e è il segnale chiaro e inequivocabile di una
volontà politica tesa ad affrontare le espressioni di disagio
sociale con il soffocamento dei conflitti e a difesa del
profitto, attraverso la criminalizzazione di chi si batte contro
la precarietà della vita, per il diritto al reddito, a un lavoro
sicuro, alla casa, alla salute, a una società senza
più classi né sfruttamento, né
discriminazione razziale, sociale o sessista, per
il diritto alla Resistenza dei popoli oppressi, per resistere
allo stato di cose presente e rilanciare l'offensiva per il suo
cambiamento.
Sono passati 2 anni da allora e 39
imputati sono stati rinviati a giudizio. Il governo Berlusconi ha
ceduto il posto a quello dell'Unione. Il sistema capitalistico in
Italia ha indossato la sua veste socialdemocratica e le conseguenze di
questo trasformismo sui conflitti sociali sono forse peggiori. La
legge 30 è rimasta al suo posto e con essa il pacchetto Treu,
che per primo ha sancito la legittimità della
precarietà nei rapporti di lavoro. Il governo Prodi, in perfetta
continuità con quello Berlusconiano, prosegue il lavoro sporco
di erosione dei diritti di base acquisiti, attraverso lo scippo del TFR
e una finanziaria di guerra, la sottrazione di risorse sempre
maggiori ai servizi e agli spazi sociali e il
rifinanziamento della missione in Afghanistan, l'invio di soldati
italiani in Libano, l'accordo militare Italia-Israele, l'ampliamento
della base militare USA Dal Molin a Vicenza, la privatizzazione di beni
e servizi pubblici fondamentali, come l'acqua, la scuola, la
sanità ecc.
Riteniamo, come antifascisti, di doverci opporre a
tutto questo. La repressione poliziesca e/o giudiziaria delle
espressioni anche differenti di una lotta di classe comune va
condannata fermamente.
CONTRO LO
STATO DI POLIZIA, LA REPRESSIONE SOCIALE E POLITICA
SOLIDARIETA' AI COMPAGNI/E INQUISITI
LE LOTTE
SOCIALI SONO LOTTE DI CLASSE E NON SI PROCESSANO!
Rete Antifascista
Perugina