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documenti e iniziative a favore dei compagni vittime della repressione repressione di stato internazionale


Sono Ivano Fadda, uno dei 3 “terroristi”(!), “bombaroli”(!),
“eversivi”(!) - vedete voi quale aggettivo, questa volta vi
pare più appropriato—arrestati il 30 marzo 2006 con
l’accusa di essere gli organizzatori dell’attentato della
sede di Alleanza Nazionale di Nuoro avvenuto qualche
settimana prima. Il nostro precipitoso ed avventato arresto
è stato effettuato qualche giorno prima delle elezioni,
dopo che in tutta Italia, e in Sardegna in particolar modo,
era stato creato un clima di eccessivo allarmismo ed
un’offensiva mediatica—che ancora persiste! - sulla
situazione del nostro paese.
Tutto ciò nulla ha a che vedere con il conflitto sociale
in
atto da parecchio tempo e accentuato negli ultimi mesi
dalla finanziaria del governo “amico” (..di chi?) di
centro-“sinistra” (sic!) che, come sempre, colpisce le
fasce meno abbienti della società. Nei propositi dei
fautori
di quest’allarmismo e del loro sempre accondiscendente
lavoro, c’era l’intento di dimettere la critica dei
“non-allineati”, di prosciugare l’acqua del conflitto,
affinché l’unica politica possibile fosse quella
istituzionale, facendo diventare sospette le idee non
conformi a quelle dei partiti istituzionali che, sempre
hanno tradito le aspettative del popolo. Sono rimasto fino
ad oggi titubante relativamente al fatto che fosse
opportuno tentare di utilizzare i vostri mezzi di
informazione per esprimere la rabbia e lo sdegno causati
dai vostri titoli cubitali e dai vostri articoli “a nove
colonne”, puntualmente pubblicati ogni qualvolta vengono
trattati argomenti legati a “fatti di terrorismo”, veri o
fantasiosi che siano. Ad essi, infatti, con gli innumerevoli
giochi di prestigio che vi contraddistinguono, non mancate
mai di accostare forzatamente i nostri nomi o quelli delle
persone a noi vicine. Anche se, a dire il vero, utilizzate
questo paradigma indiscriminatamente, quando ad essere
inquisiti sono uomini e donne provenienti dalle fasce
sociali economicamente più deboli o dal proletariato
.naturalmente!!! Vi riserbate aggettivi “attenti” e
rispettosi, invece, quando ad essere inquisiti sono quei
sempre noti personaggi altolocati che sguazzano
nell’arroganza e nei soldi sottratti dalle tasche dei
lavoratori. Ma non sono qui per farvi la morale su questi
“argomenti”, lasciando questo compito alle vostre coscienze
, se ancora ce le avete. Mi preme, invece, denunciare la
vostra insolenza per l’ennesima associazione dei nostri
nomi a fatti e vicende che non ci riguardano, innalzandovi
a veri e propri sputasentenze; e questo ancor prima di
essere giudicati da un tribunale della vostra tanto adorata
democrazia, di cui andate tanto orgogliosi (ma non mi
aggrappo a vane illusioni, visto che anche questo giudizio
è delegato a soggetti contigui a chi ha montato tutta
questa farsa contro di noi, sicuro che non esiste
l’imparzialità nella valutazione delle “prove” con le
quali
da lungo tempo ci hanno rinchiusi nella galere più
repressive e indegne dello stato italiano).
Allo stesso tempo, pretendo che non siate voi, pennivendoli
prezzolati, a dover sparare sentenze e considerazioni
contro persone per le quali dovrebbe vigere la presunzione
di innocenza (...ma a voi che frega?...) fino a quando non
venga eventualmente emessa una condanna definitiva. I vostri
articoli faziosi e ingiuriosi non fanno che confermare la
convinzione dei tanti che vi vedono parte integrante del
meccanismo repressivo precostituito per rafforzare le
labili “ipotesi investigative” dell’apparato poliziesco,
consolidando la mia idea di vedervi piccoli esseri
obbligati a prostituire, per 2 soldi, le vostre menti e le
vostre mani, per confezionare articoli compiacenti a che ve
li suggerisce, assicurandovi così la vostra pace interiore
e
attaccando, con la vostra guerra mediatica, il dissenso e
il conflitto sociale, senza analizzare il fatto che niente
potrà anestetizzare la rabbia di chi vive sulla propria
pelle il dramma della disoccupazione, del precariato,
dell’emigrazione (..nel 2007!), e della carcerazione
gratuita. A questo riguardo vi dimenticate sempre che dietro
l’arresto di un uomo o una donna, ci sono amici, fratelli e
soprattutto genitori, che lavorano, vivono, soffrono quanto
e più di essi lo strappo dal proprio caro, e subiscono
questo vero e proprio sequestro di Stato legalizzato,
dovendo in più penare le vostre criminali notizie
accusatorie prive di ogni concreta sostanza.
Ma voi non avete delle persone alle quali vi legano
l’affetto e l’amore? Non pensate che ogni vostra infamante
parola, priva di qualunque riferimento reale, possa causare
dolore e apprensione a chi ha solo la “colpa” di voler bene
al proprio caro? Con quale arroganza e presunzione vi
premettete di giudicare altre persone, quando siete i primi
a utilizzare sistemi di propaganda terrorista, usando le
vostre penne come coltelli da affondare alle spalle di
persone delle quali non conoscete vita, ideali, dolori,
drammi che hanno dovuto affrontare nelle loro esistenze.
Dal giorno del nostro arresto avete consumato litri
d’inchiostro, presentandoci come chissà quali terribili
personaggi, dando come al solito, per scontate le
informazioni che quotidianamente vi passano i “vostri
colleghi” delle “forze dell’ordine”, senza mai mettere in
dubbio la veridicità e la consistenza. E’ passato quasi
un
anno da allora, e ancora non è stata neanche chiusa
l’inchiesta, impedendo ai nostri legali di poter acquisire
e visionare le intercettazioni e registrazioni sulle quali
si basano tutte le accuse. Ma spiegatemi un attimo: dove
sono andate a finire tutte le “prove inconfutabili” con le
quali avete riempito le vostre prime pagine? Come mai, se
c’era la certezza della nostra colpevolezza, non si è
ancora giunti neanche all’udienza preliminare davanti al
G.U.P.? Abbiamo chiesto il confronto delle impronte digitali
, di quelle vocali ed ogni altra comparazione possibile, ma
nessuno ci ha mai dato ascolto. E’ questa la vostra
democrazia garantista ...”uguale per tutti”...? Fatto sta
che in quest’anno di carcerazione gratuita, abbiamo subito
la deportazione in carceri che hanno poco da invidiare ai
sistemi di reclusione del ventennio fascista, impedendoci
così, di poter usufruire dei normali colloqui previsti
dall’ordinamento penitenziario, essendo stati trasferiti,
il sottoscritto all’Ucciardone di Palermo, Pauleddu a Palmi
e Antonella Lai a Santa Maria Capua Vetere in provincia di
Caserta. Ciò ha reso difficoltoso ai nostri parenti
affrontare i lunghi e costosi viaggi necessari per le
visite, e li ha, di fatto, negati ai nostri genitori
affetti da varie e gravi patologie che gli impediscono di
affrontare queste trasferte. Questo senza poi dimenticare
che è stato permanentemente leso il nostro diritto ad un
equo e regolare incontro con gli avvocati difensori,
essendo anche loro penalizzati dalle distanze delle nostre
collocazioni.

E nel mentre, che voi continuavate a buttarci immondizia
addosso, abbiamo subito le più infami e vili pressioni
psicologiche, sempre nella ricerca di fiaccare e
condizionare il nostro corpo e il nostro spirito. Infatti,
oltre alla dura detenzione quotidiana e alle privazioni su
citate, in questi mesi di segregazione non sono mancati
altri e più efficaci sistemi di pressione: dal giorno del
nostro arresto al sottoscritto è stata sistematicamente
negata la possibilità di essere portato in un centro
clinico attrezzato per potermi sottoporre alle necessarie e
periodiche visite sanitarie conseguenti a vari interventi
chirurgici e sedute di radioterapia affrontati per rimuovere
una grave patologia.
Avevo da subito richiesto di essere portato al “San
Raffaele” di Milano, la clinica dove hanno eseguito gli
interventi chirurgici e continuato, poi, a seguire il
percorso post-operatorio effettuando questi controlli ogni
sei mesi. Ma l’unico “contentino” che mi hanno dato è
stato
ad agosto, quando sono stato ricoverato nel reparto
detenuti dell’Ospedale Civico di Palermo. Qui, già dal
primo giorno, il dottore che è venuto ad effettuare la
prima visita asseriva che ci sarebbero stati dei problemi
ad effettuare i controlli richiesti, sia per la mancanza di
macchinari adatti che per la carenza di personale
qualificato relativamente alla specifica patologia da
trattare. A rendere più complicato—o impossibile! - il
lavoro dei dottori è sopravvenuto lo smarrimento della
mia
cartella clinica con relativa documentazione sugli
interventi chirurgici e le visite effettuate
successivamente, comprese alcune risonanze magnetiche non
più recuperabili. Avendo dunque chiesto, di essere
immediatamente riportato in carcere, visto che
nell’”ospedale” mi trovavo praticamente in uno stato di
isolamento totale, senza la possibilità di vedere nessuno,
di godere delle ore d’aria e di tutte quelle piccole cose
che qui sono ridotte a niente, dopo qualche giorno ricevo
la visita di due “infermieri”. O almeno i camici bianchi e
la macchinetta per misurare la pressione me li configurava
come tali. Sennonché hanno iniziato a fare domande e
proposte che nulla avevano a che vedere col campo sanitario.
Questi due loschi personaggi, infatti, hanno iniziato a
farmi proposte di “collaborazione”, promettendomi benefici
e una breve detenzione. Non hanno fatto alcun accenno a nome
di chi parlavano, questi due “infermieri”, ma asserivano
che gli sarebbe bastato fargli trovare qualche arma o
dell’esplosivo, oppure di fare il nome di qualche altra
persona su cui accentrare le indagini, e io sarei stato
scarcerato. Nel farmi queste proposte concludevano
affermando che se ero intenzionato ad “aiutarli” avrebbero
chiamato il “dottore” che aspettava fuori dalla “camera”...
- dal che ne ho dedotto che erano accompagnati da qualche
funzionario ben più importante e alto in grado di loro.
Forse, voi, abituati a leggere e scrivere tanti libri ed
articoli polizieschi, non riuscite ad immaginare cosa
realmente vuol dire trovarsi chiusi da soli in una stanza,
alla mercè di soggetti “misteriosi”, senza che alcuno
possa
sentire o vedere quello che succede. A me son passate mille
cose per la mente, temendo che le proposte non si sarebbero
limitate alle sole parole... Ma non avevo paura dei colpi,
che potevo eventualmente ricevere, o dire qualcosa, che non
potevo sapere. La fobia era d’essere obbligato ad affermare
quello che non era vero, utilizzando semmai farmaci, che
questi loschi personaggi conoscono bene. ...e allora il
cervello viene attraversato da mille idee che ti portano a
pensare alle estreme conseguenze!!! E non è un libro
poliziesco!!! Fortunatamente non mi è stato torto un
cappello, senza mancare comunque di salutarmi—i due
“infermieri” - con un <>!!! Dopo questo incontro sono stato
riportato all’Ucciardone dove, più di una volta, mi è
stato
riproposto di essere nuovamente ricoverato nello stesso
ospedale, naturalmente mi sono rifiutato di andare, sia per
il personale “interno” poco qualificato e per la mancanza
dei necessari macchinari (come tra l’altro avevano
certificato i dottori al momento della dimissione del
sottoscritto), sia per il personale “esterno” fin troppo
qualificato!!! Di conseguenza le autorità preposte—alle
quali non ho mai denunciato questo episodio, ben sapendo
che non mi avrebbero mai dato credito - ancora oggi non mi
danno la possibilità di almeno un momentaneo
trasferimento
a Milano, con la banale motivazione che sia io a rifiutare
la possibilità di essere visitato! Voglio far notare che
la
patologia di cui soffro dovrebbe già di per sé
garantire
una detenzione in un carcere con annesso un idoneo centro
clinico. Chissà perché insistono per un ricovero a
Palermo!!!

Un altro grave episodio è capitato la prima settimana di
gennaio del 2007 ad Antonella Lai, nel carcere dove è
detenuta. A lei è stata diagnosticata una “patologia
neurologica” senza che fosse mai stata visitata da alcun
medico o neurologo. Per questo motivo la direzione del
carcere ha “ritenuto opportuno” accentuare il già
logorante
controllo di sorveglianza, malgrado anche lei sia
sottoposta al duro regime E.I.V. (Elevato Indice di
Vigilanza), aggravato dal fatto di subire questo brutale
trattamento nella sezione riservata agli A.S. (Alta
Sorveglianza), comportandogli quindi una detenzione
differenziata e particolare. Non si spiega questa falsa
certificazione, ma nasce il cupo dubbio che vogliano
trasferire Antonella in un carcere ancora più duro e
sorvegliato, o anche—cosa non improbabile - in una
struttura “idonea” a seguire la sua “patologia”, ovvero in
uno di quei veri e propri lager che sono gli ex manicomi
criminali. Per impedire questa eventualità si stanno
mobilitando già varie associazioni di appoggio ai
prigionieri, oltre ad amici e parenti. Ma io mi rivolgo a
voi perché penso sia un vostro dovere dare spazio anche
alle nostre argomentazioni e “disagi” che, preventivamente e
gratuitamente, stiamo subendo da questa Giustizia.
È un modo per mettervi alla prova, per vedere se siete del
tutto impregnati dei soli colori che conoscete, quelli
della resa e del fascismo: il bianco e il nero. I colori
dei vostri articoli.

Noi, dal buio delle nostre celle oscurate dalle finestre a
“bocca di lupo”, abbiamo ancora impressi nelle nostre menti
i colori iridescenti della gioia di vivere, della natura,
della libertà e, soprattutto, della magia di un’esistenza
migliore per milioni di esseri umani. Un non nostalgico
comunista.

Palermo, 16/02/07
Ivano Fadda

P.S. nella pia illusione decidiate di pubblicare questo mio
intervento, vorrei che gli sia dato uno spazio ben visibile
e che non fosse relegato agli spazi pubblicitari di quarto
livello.

***

N.d.R.: è giunta la notizia della chiusura delle indagini
da
parte degli organi inquirenti in data successiva alla
stesura di questo intervento. Il compagno Ivano ritiene che
ciò non modifichi la sostanza e la lettera di
quest’intervento in maniera significativa e si auspica la
sua più ampia diffusione.