GRAVISSIME PROVOCAZIONI E VIOLENZE DEI CARABINIERI A MICHELE FABIANI
collaboratore dell'AVae-m e del CLCTTeC
19-3-2007
Solidarietà antifascista e proletaria al compagno anarchico di
Spoleto Michele Fabiani, dalla Rete Antifascista Perugina, per la grave
intimidazione subita, nella notte tra il 13 e il 14 Marzo, ad opera dei
Carabinieri M.C. Biagioli Alvaro, Brig. C Venanzi Giuseppe e Asp.
Mariucci Roberto.
I suddetti rappresentanti dell’Arma, nonché “garanti della
sicurezza”, dopo un’incursione senza mandato a casa del compagno e di
due suoi coinquilini con la scusa di cercare droga, nonostante l’esito
negativo della perquisizione, hanno condotto i giovani in caserma e qui
li hanno trattenuti fino alle 3 del mattino.
La reale motivazione della perquisizione si è lapalissianamente
manifesta con l’”interrogatorio” di Michele, che tutt’altro che la
droga aveva in oggetto.
Chiuso in una stanza della caserma ha subito insulti, minacce,
maltrattamenti e intimidazioni fasciste e paramilitari alla sua
identità anarchica. La provocazione dei carabinieri, si è
resa evidentemente politica quando il maresciallo Biagioli ha
cominciato a infierire sugli anarchici, dicendo che “quelli come
Michele, che non rispettano le istituzioni, meritano di essere
massacrati di botte per strada, senza le forze dell’ordine che
intervengano, dato che di esse non abbiamo bisogno!” aggiungendo che al
compagno “avrebbe spaccato la faccia in 2 se avesse potuto”. Il tutto
mentre stringeva con le mani il viso e colpiva con le dita il petto di
Michele, “rassicurandolo” sul fatto che “se mai avesse avuto un’altro
incidente stradale (Michele ne ha avuto uno qualche mese fa, dopo una
dimostrazione sotto Montecitorio contro la tortura bianca e di Stato)
loro non sarebbero venuti a salvarlo questa volta” e suggerendogli di
stare “attento”, di non muoversi, non parlare, non fare niente,
altrimenti lo avrebbero “preso a pugni…’sto anarchico, stronzo, pezzo
di merda…[…] e se qualcuno fosse venuto a spaccargli la faccia, loro (i
caramba) non lo avrebbero fermato”…
Quel che è successo a Michele non ci sorprende, d’altronde la
massiccia, provocatoria, intimidatoria e persistente presenza delle
forze dell’ordine all’assemblea del 16 dicembre 2006 a Campello sul
Clitunno (subito dopo l’incidente di Michele) contro le morti sul
lavoro era un segnale chiaro e inequivocabile di come lo Stato intende
risolvere i problemi e i conflitti sociali.
Quel che è successo a Michele non ci sorprende, perché:
Questo è lo Stato che si assolve dalle stragi fasciste e di
Stato, dai crimini razzisti di Opera, condannando e intimidendo chi
lotta contro il razzismo dei CPT ed il fascismo (L'11 marzo 2006, 43
antifascisti furono arrestati per aver manifestato contro la parata
neo-nazi-fascista della Fiamma Tricolore e la cosiddetta "sinistra
radicale", oggi al governo, andò a solidarizzare con le forze
dell'ordine che avevano protetto i fascisti pestando i compagni!)
Questo è uno Stato di polizia e di moderno fascismo, che ha
bisogno di evocare ciclicamente lo spettro del terrorismo per la sua
stabilità, criminalizzando preventivamente le lotte sociali e
territoriali per evitare che si saldino tra loro e si costruisca una
mobilitazione estesa e dal basso contro le scellerate politiche del
neoliberismo.
Questo è uno Stato che riapre la "caccia alle streghe" con
qualsiasi mezzo, legale o illegale che sia, che impone la dimenticanza
e il revisionismo, la fascistizzazione e il razzismo ideologico,
militare e paramilitare, con la riabilitazione del fascismo e dei
“patrioti” repubblichini, la criminalizzazione di antifascisti,
comunisti, anarchici e proletari rivoluzionari, la legittimazione dello
Stato negazionista, revanscista, filosionista, razzista, stragista e
imperialista italiano, il rogo per immigrati e spazi sociali e politici
autogestiti attraverso:
le torture e i pestaggi del G8 a Genova (con i ritornelli che
è impossibile dimenticare per chi li ha subiti: 1, 2, 3 e W
Pinochet, 4, 5, 6 a morte gli ebrei, 7, 8, 9, il negretto non si
muove...; faccetta nera...ecc.)
gli attacchi squadristi ai centri sociali, gli omicidi fascisti,
razzisti e polizieschi impuniti (Dax, Carlo, Federico Aldrovandi e
Renato tra gli ultimi e tante altre vite spezzate senza nome
perché immigrate e/o addirittura clandestine – come un rumeno a
Perugia, sparato alla nuca per non aver rispettato un posto di blocco
di carabinieri, lo stesso giorno in cui Raciti cadde a Catania come
martire-eroe. Chiaramente i due morti non hanno avuto la stessa eco
mediatica e lo stesso funerale! -)
L’applicazione del pacchetto Pisanu dopo i fatti di Catania, col
pretesto di contrastare la violenza negli stadi, usati in realtà
come palestra dalle forze dell’ordine e neo-nazifasciste per gli
scontri sociali e di piazza e il conseguente restringimento di spazi di
libertà e aggregazione del proletariato intorno allo sport
più popolare d’Italia
La strategia della tensione, a danno di diverse realtà
politiche dell’antagonismo proletario, per colpire la massiccia
mobilitazione popolare contro le basi militari (usate, tra l'altro, per
l'addestramento e la preparazione alle stragi di Stato), la politica
economica di guerra e l’ulteriore attacco ai diritti dei lavoratori
L’inquisizione per il “reato" di solidarietà, dei compagni che
attaccano manifesti con sù scritto: “Ustica, Piazza Fontana, lo
Stato si assolve e dà il carcere a chi lotta” oppure:
“Terrorista è chi ci affama e fa le guerre, non chi lotta a
fianco dei popoli”
la repressione dei compagni che hanno manifestato a Bologna il 3
marzo, contro i lager per immigrati ed il razzismo
la criminalizzazione diffusa e capillare di chi si oppone alla
guerra, alle basi militari, all'interventismo italiano nel mondo
le dichiarazioni dell'attuale presidente della Repubblica e vari
parlamentari e governanti di destra e di sinistra su "giornata della
memoria", Foibe, CPT, "...certa sinistra che non serve..." (grazie del
complimento, i servi infatti siete voi!)
Quel che è successo a Michele non ci sorprende, ma ci preoccupa
e molto, perché siamo vicini non solo da un punto di vista
geografico, ma nelle lotte. E a proposito del suo incidente e della sua
attività di documentazione e controinformazione per il
coordinamento di lotta contro le torture tecnologiche e di Stato, ci
ritorna in mente la strage di Gioia Tauro del 22 luglio 1970;
l’”incidente” in cui persero la vita 5 anarchici del sud il 26
settembre del ’70, mentre si recavano a Roma con le prove che quello di
Gioia Tauro era un’attentato di matrice fascista sotto controllo CIA.
L’”incidente”, che uccise i 5 anarchici reggini fu causato da 2
camionisti alle dipendenze della ditta di Junio Valerio Borghese.
Quel che è successo a Michele non ci sorprende ma ci indigna
profondamente
perché la lotta per la libertà e la giustizia sociale
è patrimonio di tutti gli antifascisti, i comunisti gli
anarchici e i proletari consapevoli della loro forza rivoluzionaria.
perché la lotta per la libertà e la giustizia sociale
è patrimonio popolare e non può essere “redento”
all’obbedienza con simili intimidazioni
La nostra solidarietà va oltre la formalità, giusta e
sacrosanta, che impone un rapporto di intenti antifascisti. E’ una
solidarietà che sfiora l’amicizia. E' una solidarietà di
classe, che parte dal basso, dai bisogni e dai timori dei proletari.
Una solidarietà che nessuno ha pagato perché esista e
nessuno ha delegato ad un'urna elettorale perché la rappresenti.
E' una solidarietà che non si vende e che non può
tradire.
LA SOLIDARIETA’ E’ UN’ARMA, PRATICARLA E’ UNA NECESSITA’
GIU’ LE MANI DAI COMPAGNI!
TERRORISTA E’ LO STATO,
TERRORISTI SONO I PADRONI E I LORO SERVI!
Rete Antifascista Perugina
(diffuso anche da FENIX Torino)