Appello alla mobilitazione nel 30° anniversario dell’eccidio di
Stammheim
Il 18 ottobre 1977, nel carcere-lager di Stammheim, nella Repubblica
Federale Tedesca, i compagni Andreas Baader, Gudrun Ensslin, Jan Carl
Raspe, militanti della Frazione dell’Armata Rossa (Raf), vennero
barbaramente massacrati dalle forze della controrivoluzione. Il loro
martirio si aggiungeva a quello di Holger Meins,
assassinato nel novembre 1974 in maniera “morbida” durante uno sciopero
della fame, di Sigfried Hausner, morta il 4 maggio1975 poichè
lasciata senza assistenza sanitaria in carcere, e di Ulrike Meinhof,
anch’essa ammazzata in carcere il 9 maggio 1976. Tutti questi compagni
furono uccisi quando erano sottoposti al regime di isolamento, al quale
seppero sempre opporre una strenua difesa della loro identità
politica di comunisti.
Il regime della Rft rispondeva in questa feroce maniera a una delle
più significative esperienze rivoluzionarie nella storia
dell’Europa Occidentale, capace di riproporre, contro il tradimento del
revisionismo e del riformismo, la questione della violenza proletaria e
dell’abbattimento dello stato borghese. Una lotta che seppe unire la
prassi combattente nella metropoli a quella del Tricontinente, dando
così sostanza all’internazionalismo proletario. Basti pensare
che, poche ore prima dell’eccidio di Stammheim, tre guerriglieri arabi,
protagonisti di un’azione di dirottamento aereo per rivendicare la
liberazione dei prigionieri palestinesi e della Raf, vennero uccisi
dall’intervento dei corpi speciali tedeschi all’aeroporto di
Mogadiscio.
L’importanza che questa ricorrenza oggi assume deriva dunque da tre
elementi imprescindibili:
-rivendicare la storia della Rote Armee Fraktion, del suo percorso
rivoluzionario e dei suoi caduti, come parte del patrimonio del
movimento proletario internazionale. In un periodo nel quale la
borghesia e il revisionismo puntano a eliminare l’idea stessa di
contraddizione e lotta di classe, soprattutto nei paesi del centro
imperialista, riaffermare la legittimità e il valore delle
organizzazioni e dei compagni che osarono combattere per il comunismo
significa tenere teso il filo rosso della Resistenza nel proseguire
delle fasi storiche.
-trarre insegnamenti dallo straordinario e vasto movimento di
solidarietà che si sviluppò, a livello internazionale,
nei confronti dei prigionieri della Raf
-denunciare, a partire dal ricordo dei martiri di Stammheim, la
barbarie dell’isolamento, della differenziazione carceraria e di ogni
mezzo per piegare l’identità dei prigionieri politici.
Ciò è fondamentale oggi, nell’epoca della crisi generale
del sistema capitalista, per opporsi alle strategie borghesi della
controrivoluzione e repressione interna e della guerra di occupazione e
di genocidio sul piano estero.
Le sbarre e le mura di Stammheim sono le stesse che, nel presente,
imprigionano i compagni sottoposti al regime del 41 bis in Italia,
rinchiusi nei moduli Fies in Spagna e costretti alla detenzione nelle
celle di tipo F in Turchia. La resistenza che i prigionieri esprimono
oggi in tutti questi luoghi di sequestro e tortura è la stessa
che trent’anni fa animava i compagni Andreas, Gudrun e Jan.
Ci rivolgiamo pertanto a tutti i compagni e le compagne, alle forze
soggettive e alle realtà del movimento contro la repressione e
il carcere imperialista per costruire assieme momenti di mobilitazione,
controinformazione e dibattito in vista e in occasione di tale scadenza.
“Se nell’isolamento non fai lo sforzo costante e continuo di definire
la realtà e di definirla in modo materialistico: lotta- lotta di
classe concepita come guerra-, impallidisci, ti allontani dalla
realtà, ti ammali e assumi verso la realtà un rapporto
malato. Questo significa tradimento oltre che resa incondizionata
dinanzi alla realtà della tortura e difronte allo sforzo che la
resistenza ti richiede. Altrimenti, resistenza, è solo una
parola.”
Da una
lettera di Ulrike Meinhof, marzo 1976
LA MEMORIA E LA SOLIDARIETA’ SONO ARMI DEGLI OPPRESSI, USIAMOLE!
Compagni e Compagne per la Costruzione del Soccorso Rosso in Italia
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