LA
GIUSTIZIA SI INTESTARDISCE CONTRO DUE MAOISTI ITALIANI
dirigenti
di un gruppo di estrema sinistra italiano e messi sotto inchiesta
in Francia per terrorismo, la loro richiesta di scarcerazione é
stata
rigettata nonostante l’assenza di prove.
Anche
i giudici “antiterroristi” non ci credono più. Il caso dei
maoisti
italiani che hanno affidato ai servizi segreti nel 2003 probabilmente
non
era che un “tubo bucato” (*). La camera d’istruzione della corte
d’appello
di Parigi ha pero’ risposto negativamente, la settimana scorsa, alla
domanda
di scarcerazione di Giuseppe Maj, ingegnere ed editore, 66 anni, e di
Giuseppe Czeppel, cartografo, 45 anni. Dirigenti del (nuovo)Partito
Comunista Italiano [(n)PCI], clandestini, utilizzatori di documenti
falsi,
sono stati messi sotto inchiesta e arrestati, nel giugno 2003, per
”associazione di malfattori in relazione con un’impresa terrorista”.
Rimessi
in libertà sei mesi dopo, poi arrestati una seconda volta, nel
maggio del
2005, per aver violato la libertà sorvegliata, totalizzano
quattordici mesi
di detenzione preventiva.
“E’
l’accusa di associazione di malfattori con finalità di
terrorismo che
pone dei problemi” si indigna il loro avvocato, Henri de Beauregard.
“Non
c’é niente! Nessun progetto di attentato! Nessun arma, nessuna
traccia di
esplosivo!”. Ma i documenti falsi sono li. Nel 2003, i due militanti
sono
stati seguiti, fotografati dalla polizia. Entravano in alcuni edifici
con
una misteriosa “borsa”. Uno viene visto, in un bar, dare dei soldi
all’altro. La mattina del loro arresto, i poliziotti trovano dei
“documenti
amministrativi italiani e del Belgio per la fabbricazione di documenti
falsi”, delle carte d’identità italiane vergini, un “notevole
equipaggiamento”. Dei fogli, dei flaconi d’olio e di inchiostro, delle
pinze
rivettatrici e anche dei “francobolli secchi” di Napoli e Padova. Ma
davanti
al Giudice Thiel, Maj si é dichiarato “estraneo ad
attività terroriste”. Nel
1999, i membri del (n)PCI hanno scelto la clandestinità per
sfuggire ai
controlli dello Stato italiano. Hanno criticato la deriva “militarista”
delle nuove Brigate Rosse, ma sono stati oggetto di commissioni
rogatorie
italiane dopo gli attentati del 1999 (D’Antona) e del 2002 (Biagi),
prima di
venire scagionati.
Nel
2003, dopo sei mesi di detenzione preventiva, i due italiani vengono
messi in libertà vigilata. Maj viene ospitato dal Sindaco di Ile
St.Denis
(membro del Partito Comunista Francese), Michel Vaulgain. “Si svegliata
presto, lavorava duro, mangiava delle mele e andava a dormire tardi.
Era
immerso nei suoi libri. E’ un pozzo di scienza” afferma il Sindaco. “E’
un
spirito puro” approva il suo avvocato. “E’ fatto per scrivere libri sul
marxismo, non per la clandestinità”. Il 9 Dicembre 2004, il sito
del (n)PCI
annuncia che “i compagni Maj e Czeppel hanno abbandonato la
libertà vigilata
che gli era stata imposta per più di un anno”. Sono stati
ripresi sei mesi
dopo. Portatori di identità false. “Io li vedo male a praticare
delle forme
d’azione violenta, armata, o di illegalità seria, che possa
andare aldilà
dell’utilizzo di documenti falsi”, afferma il vecchio dirigente
dell’Autonomia Operaia, Oreste Scalzone, punto di riferimento dei
rifugiati
italiani a Parigi. “A Milano, l’attività di Maj era
un’attività di edizione.
Aveva il profilo dell’ideologo”. Per Scalzone, Maj e il suo movimento
sono
colpiti da “un contro-attacco preventivo”. “Dove sono le azioni che gli
si
possono contestare ? E quale gruppo legale di estrema-sinistra puo’
affermare di non aver avuto una sezione che preparava documenti falsi
?”
Ma
il Giudice Thiel si intestardisce. In Luglio, un giovane militante
italiano, Angelo D’Arcangeli, viene fermato e incarcerato. Sospettato
di
avere utilizzato la casella postale della Delegazione del (nuovo)PCI,
si fa
quattro mesi di prigione prima di essere rimesso in libertà. In
Ottobre, una
coppia di militanti spagnoli, vecchi simpatizzanti dei GRAPO (Gruppo di
Resistenza Antifascita 1° Ottobre) viene inserita nell’inchiesta.
Manuela
Ontanilla ha affittato l’appartamento per i due Giuseppe. Il suo
compagno,
Jose Antonio Ramon Teijelo, é oggetto di un mandato di arresto
europeo
avanzato dalla Spagna. Mercoledi, la camera di istruzione ha richiesto
ulteriori informazioni per poter esaminare la domanda spagnola.
Karl
Laske
(*)
espressione francese che equivale all’espressione italiana “buco
nell’acqua”