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Mimmo
Mignano, un altro licenziamento politico!
Trasformare
la repressione in un’arma contro la borghesia!
La mattina
del 13 novembre gli agenti della DIGOS capitanati dall’ispettore Conte
aspettavano, assieme ai dirigenti della FIAT di Pomigliano D’Arco,
Domenico Mignano (RSU ex Slai Cobas, già illegalmente estromesso
dall’azienda dall’incarico assegnatogli con voto della maggioranza dei
lavoratori dello stabilimento, attualmente esponente della
Confederazione COBAS e uno dei promotori del gruppo politico Potere
Operaio di Pomigliano D’Arco) per consegnargli la lettera di
licenziamento. Già a Mignano erano stati inflitti due giorni di
sospensione per aver attaccato dei volantini in fabbrica! E’ la
pratica, ormai nota, della FIAT: sospensione cautelativa e poi
licenziamento!
Non è
la prima volta che i dirigenti della FIAT cercano di liberarsi di
Mignano: l’anno scorso, infatti, era stato licenziato insieme ad altri
3 operai sindacalisti dello Slai Cobas dopo le contestazioni operaie
contro i dirigenti dei sindacati di regime, licenziamenti poi
riconosciuti illegittimi dalla magistratura e rientrati.
Il suo non
è neanche un caso isolato: pochi giorni fa è toccato ad
alcuni operai della FIAT SATA di Melfi, licenziati dopo essere stati
perquisiti e indagati assieme ai compagni dello Slai Cobas - per il
sindacato di classe.
I
licenziamenti politici come quello del compagno Mignano vanno a
braccetto con le espulsioni dai sindacati di regime come quella toccata
due mesi fa a Ciro Crescentini o negli anni scorsi a vari compagni dei
CARC e con le inchieste della magistratura. Il bersaglio è
sempre lo stesso: sindacalisti onesti, avanguardie di lotta, comunisti.
Diciamolo
chiaro! La “colpa” di Mignano è quella di essere un operaio che
oltre a organizzare con determinazione la lotta degli operai contro lo
sfruttamento, la rapina e l’arbitrio dei padroni, ha osato indicare la
via e la prospettiva per farlo con successo: Potere Operaio,
cioè lottare per togliere ai padroni il potere di sfruttare e
rapinare gli operai e gli altri lavoratori, di devastare l’ambiente e
di seminare guerra e miseria, lottare per costruire una nuova
società diretta da e per gli operai e il resto dei lavoratori e
delle masse popolari. Altro che “concertare” con i padroni e il loro
governo, come fanno i sindacati di regime! Altro che “supplicare”
padroni e governo di togliere 50 anziché 100, come propongono i
dirigenti dei partiti della sinistra borghese!
Padroni,
governo e sindacati di regime ricorrono ai licenziamenti politici, alle
espulsioni, alle inchieste e alla repressione perché sono in
difficoltà. L’imbroglio, la disinformazione e le false promesse
non bastano più, neanche lo spauracchio del “ritorno di
Berlusconi” funziona. Non sono riusciti a far passare il furto del TFR
né a far ingoiare ai lavoratori il vergognoso Protocollo di
Luglio. Ogni giorno scoppiano ribellioni e proteste: contro il
precariato, contro i licenziamenti, contro gli inceneritori, contro gli
aumenti dei prezzi, contro l’impunità di poliziotti e
carabinieri... Per soffocare le giuste e sacrosante proteste delle
masse popolari devono allora ricorrere alla caccia al “terrorista” a
cominciare dai luoghi di lavoro. L’obiettivo del licenziamento di Mimmo
Mignano, come quelli della SATA, è scoraggiare la mobilitazione
popolare contro il programma di miseria e guerra dei padroni e dei loro
governi e ostacolare l’organizzazione autonoma e indipendente degli
operai!
Se non si
è iscritti a CGIL-CISL-UIL, se non si accetta passivamente la
linea di questi sindacati completamente asserviti a Confindustria, se
non ci si adopera a controllare gli altri operai come cani da guardia
dei padroni, se si esprime un’opinione diversa da quella di
regime si diventa TERRORISTI: si viene espulsi, licenziati, inquisiti,
arrestati.
La democrazia
sta talmente stretta ormai ai padroni e ai loro lacché che sono
costretti a violare le loro stesse leggi per perseguitare i comunisti e
le avanguardie dei lavoratori. Lo Stato spende milioni e milioni di
euro per spiare e controllare le masse popolari….perché le
contraddizioni generate dal suo sistema di morte sono diventate
ingestibili e
La borghesia
come classe è destinata a finire nella spazzatura della storia!
La
repressione è il segno della sua debolezza e della
fragilità del suo sistema.
È per
questo che la repressione non ci può e non ci deve fermare.
La
repressione si intensificherà perché la borghesia non
vuole lasciare il suo potere, è disposta a tutto pur di
mantenerlo, ma resistere ad ogni attacco repressivo significa per i
lavoratori e le sue avanguardie comprendere cosa è la democrazia
borghese, imparare che gli interessi della borghesia sono contrapposti
agli interessi delle masse popolari, imparare a organizzarsi e lottare.
Resistere
alla repressione significa allargare e rafforzare la solidarietà
ad ogni compagno, ad ogni lavoratore, ad ogni organismo da essa
colpito; denunciare tra le masse ogni operazione repressiva,
coinvolgere le masse popolari nella lotta contro la repressione,
allargare il fronte di lotta ad ogni individuo che vuole difendere gli
spazi di agibilità politica conquistati con
IL
LICENZIAMENTO POLITICO NON PASSERA’!
COSTRUIAMO
UN FRONTE COMUNE CONTRO
Partito dei Comitati di
Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC )
Associazione Solidarietà Proletaria (ASP)
Sindacato Lavoratori in Lotta – per
il sindacato di classe (SLL)