POTENZIARE LA FORMAZIONE PROFESSIONALE PUBBLICA PER UNA PROVINCIA AL SERVIZIO DEI CITTADINI

Premessa

Stiamo subendo una fase di grave crisi economica che colpisce soprattutto i lavoratori dipendenti ed i piccoli commercianti e gli artigiani. La politica di neo-liberismo selvaggio di questo governo e degli Enti locali che la condividono sta regalando agli imprenditori la libertà di licenziamento, la diminuzione di salari reali ed il ridimensionamento della previdenza pubblica a favore della previdenza integrativa privata. E’ in atto un processo che tende a liquidare quel poco che resta dello stato sociale, frutto di anni di lotte e sacrifici. La Provincia deve e può assumersi un ruolo istituzionale che contrasti o attenui per quanto di sua competenza queste gravi tendenze. Ad esempio, si possono prevedere forme di erogazione di contributi straordinari per coloro che sono disoccupati o in cassa di integrazione straordinaria. Si può promuovere la realizzazione di consorzi per piccoli commercianti e artigiani, schiacciati dalla grande distribuzione e dal peso fiscale. Si possono finanziare progetti per creare nuovi posti di lavoro nell’agricoltura biologica e biodinamica, nell’allevamento biologico e se proprio  fosse necessario anche nell’informatica. La Provincia, laddove è direttamente coinvolta, può impedire lo snaturamento dei piani regolatori, opponendosi alla speculazione e all’industrializzazione inutile e selvaggia e garantire l’equilibrio e la difesa della natura.

L’uscita dell’Ente provinciale dai consigli di amministrazione dalle società che gestiscono la costruzione inutile e dannosa di nuove autostrade, con la messa in vendita del relativo pacchetto azionario, servirebbe ed esempio a reperire almeno in parte i fondi per finanziare questi progetti.

I GIOVANI E LA FORMAZIONE PROFESSIONALE

La maggior parte dei disoccupati della nostra provincia è costituito da giovani in cerca di prima occupazione.

La retorica usata da ricerche, sondaggi e articoli che trattano i problemi dei giovani come un argomento “a parte” nasconde i nodi e le ingiustizie reali di una società che impone la logica del “più forte”. Oggi per i giovani entrare nel mercato del lavoro significa accettare il lavoro precario e flessibile: ciò comporta insicurezza, subordinazione, annullamento delle garanzie minime:

- milioni di persone lavorano oggi con “modalità non tradizionali”: ciò significa che gran parte delle famose “nuove opportunità di lavoro” per i giovani non contemplano uno stipendio dignitoso a fine mese, un orario fisso, garanzie contro il licenziamento e la tutela durante la malattia o per maternità

- in provincia di Cremona è in atto, dopo la legge che ha delegato dalla Regione Lombardia alla provincia le competenze, un processo implacabile di distruzione della formazione professionale pubblica, già di per sé inadeguata negli indirizzi e ferma a contenuti vecchi

- la “prima formazione” è considerata solo un’area di parcheggio, e da anni non vengono adeguati i programmi per l’inserimento in un mondo del lavoro radicalmente mutato

Se davvero si vogliono combattere la progressiva disoccupazione e la disperazione dei giovani, occorre progettare la formazione. Non si può lasciare senza aiuti e sostegni l’iniziativa volontaria giovanile delle tante associazioni e centri ricreativi, sociali, sportivi: bisogna che la Provincia favorisca la diffusione e gli scambi culturali tra gruppi e realtà locali, realizzi reti di solidarietà e reciprocità tra generazioni:

- bisogna colmare la distanza tra la scuola e il mondo del lavoro sviluppando una vera formazione dei giovani che dia loro gli strumenti per affrontare il cambiamento imposto dal nuovo mercato e progettare il futuro

- occorre destinare almeno il 3% del bilancio provinciale all’istituzione di un fondo speciale per finanziare progetti, attività, iniziative in campo del lavoro e della formazione

- si devono prevedere agevolazioni economiche e aiuti organizzativi per avviare cantieri, laboratori, recupero di attività “in estinzione”, spazi per il tempo libero

- è necessario attivare forme di collaborazione tra scuola, università e luoghi di lavoro, istituendo percorsi di formazione-aggiornamento per studenti e lavoratori

LA SCUOLA E LA FORMAZIONE PROFESSIONALE

La Regione Lombardia ha delegato con la Legge regionale n. 1 del 2001 le competenze della formazione professionale alle province; questo, ovviamente, è avvenuto anche in provincia di Cremona per quanto riguarda il CFP di Cremona e di Crema che sono a gestione pubblica.

Si è avviato, con questa operazione, un processo di svuotamento e di ridimensionamento della formazione professionale pubblica e un potenziamento della formazione privata e convenzionata.

Questo è un processo che la Provincia di Cremona deve capovolgere per impedire che la formazione professionale finisca totalmente in mano ai privati e che risponda esclusivamente alle esigenze delle imprese e non a quelle dei soggetti:

- la prima formazione ha programmi vecchi e inadeguati ad un mercato del lavoro radicalmente mutato, la formazione post-diploma e post-laurea è sporadica e di fatto inesistente

- le decine di miliardi di vecchie lire del Fondo Sociale Europeo sono stati utilizzati in modo burocratico e discutibile, senza che sia stato svolto alcun controllo preventivo sulle esigenze del mercato del lavoro e sulla qualità dei corsi attivati

- i CITE (Centri di Innovazione Tecnico Esecutiva), dopo che la Regione Lombardia ha svuotato il loro compito riducendolo alla distribuzione di materiale orientativo a utenti e scuole, sono stati addirittura chiusi

OCCORRE UN VERO PROGETTO DI FORMAZIONE GLOBALE volto a:

- potenziare i CFP (Centri di Formazione Professionale) gestiti dalla Provincia. Hanno ragione il direttore e il vice-direttore del CFP di Cremona, quando lamentano, in un articolo apparso sulla stampa nei giorni scorsi, l’insufficienza dei finanziamenti ai corsi progettati nei CFP pubblici, a tutto vantaggio di quelli convenzionati. D’altra parte questa è la strategia politica di Formigoni e dell’assessore Guglielmo perseguita con lucida coerenza.

- aumentare i fondi per la prima formazione e istituire corsi per la formazione permanente per tutti i lavoratori

- attivare corsi post-diploma e post-laurea sulla base di un monitoraggio effettuato in provincia di Cremona

- costituire un organismo collegiale composto da lavoratori e istituzioni che controlli la gestione e l’utilizzo dei soldi del Fondo Sociale Europeo

- prevedere un aumento dei corsi destinati ai portatori di handicap per garantirne l’inserimento nel lavoro

-         ridimensionare il finanziamento dei CFP privati e convenzionati a favore di quelli pubblici.

 

Giorgio Riboldi

                                                          Ex docente di Centri di Formazione Professionale

Marzo 2004