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fatti di Milano 11 marzo 2006 |
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Partito
dei Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC)
Via
Tanaro, 7 - 20128 Milano - Tel/Fax 02.26306454
e-mail:
resistenza@carc.it – sito: www.carc.it
Direzione Nazionale
La
conferma della condanna per gli antifascisti che si sono resi
responsabili, questo sì, di avere tentato di evitare che si
consumasse una grave violazione costituzionale tramite l'autorizzazione
di una manifestazione marcatamente neofascista nella città
medaglia d'oro della Resistenza, rientra nel quadro più generale
dell'eliminazione delle libertà democratiche e
dell'agibilità politica per gli antifascisti e i
comunisti. Arresti, inchieste, perquisizioni contro i comunisti,
le avanguardie operaie e gli onesti e sinceri sindacalisti, stanno
diventando pratiche sempre più frequenti come, in ultimo,
l'apertura del nono procedimento giudiziario per terrorismo contro il
nostro Partito e i compagni del (nuovo)PCI e le inchieste che hanno
coinvolto i compagni dello Slai Cobas per il sindacato di classe della
FIAT di Melfi. La borghesia imperialista non può attuare il suo
programma di rapina contro le masse popolari senza il consenso di una
parte significativa di esse. Non riuscendo ad ottenere il consenso che
le favorirebbe il perseguimento dei propri obbiettivi, la borghesia
imperialista deve violare sempre più spesso le proprie stesse
leggi utilizzando accuse, come quella al processo contro gli
antifascisti milanesi, del concorso morale, in netta violazione
dell'articolo 27 della Costituzione che prevede la
responsabilità personale in materia penale, il massacro e le
torture del G8 genovese e le dure condanne richieste dal PM Canepa
contro i 25 manifestanti o mettendo in atto veri e propri atti di
rappresaglia come quello compiuto dal “democratico di sinistra” Valter
Veltroni nei confronti di centinaia di immigrati Rom a seguito
dell'omicidio di una cittadina italiana di cui è stato accusato
un singolo membro della comunità Rom. Per questo motivo la
borghesia e il suo governo Prodi-D’Alema-Bertinotti devono fomentare la
mobilitazione reazionaria delle masse popolari, devono mettere masse
contro altre masse, operai contro altri operai, italiani contro
immigrati e immigrati contro altri immigrati. La destra xenofoba e
razzista e il fascismo trovano campo libero e terreno fertile e vengono
favoriti, rafforzati e sponsorizzati dalle politiche antipopolari del
Centro Destra e del Centro Sinistra.
Questo
inquietante scenario di mobilitazione reazionaria, di fascistizzazione,
di repressione e di controrivoluzione preventiva, non lascia dubbi
sulla difficoltà in cui versa la borghesia imperialista nel
cercare di assoggettare le masse popolari ai propri interessi. Dobbiamo
approfittare di questa difficoltà e rompere definitivamente con
concezioni concilianti tra gli interessi della borghesia e quelli delle
masse popolari. La conferma in appello delle condanne per gli
antifascisti di corso Buenos Aires ha mostrato ampiamente questa
necessità. Di fronte all'azione dei “moderni tribunali speciali”
simili a quelli che durante il ventennio fascista condannavano al
confino, al carcere e alla morte migliaia di comunisti, anarchici e
antifascisti, non possiamo tenere una linea conciliante tesa a sperare
nella clemenza di magistrati al servizio della reazione in cambio
dell'attenuazione della mobilitazione conflittuale delle masse
popolari. Dobbiamo invece coniugare la più ampia e determinata
mobilitazione di massa e popolare con linee di difesa processuali che
rompano con il falso concetto borghese di uguaglianza (“la legge
è uguale per tutti”) e mettano in luce invece, utilizzando le
contraddizioni proprie dell'ordinamento sociale e giuridico borghese,
la disparità di giudizio che la magistratura utilizza per
giudicare gli appartenenti alle diverse classi sociali (forte con i
deboli e debole con i forti) e le motivazioni di alto profilo sociale e
politico che muovono le lotte delle masse popolari, degli antifascisti
e dei comunisti, come ha brillantemente sostenuto l'avvocato Giuseppe
Pelazza difensore del nostro compagno Valter Ferrarato.
La
conferma delle condanne in appello ci ha mostrato che la linea
conciliatoria, sostenuta dalla maggioranza degli avvocati difensori dei
18 antifascisti, non paga (due assolti e un derubricato su 18 non
rappresentano certo una vittoria), mentre la mobilitazione messa in
atto durante la sentenza di primo grado, malgrado la criminalizzazione
dei media e di tutto l'arco politico borghese contro gli antifascisti
fosse ancora in atto, ha costretto il giudice Barbuto ad assolverne ben
nove. La conferma delle condanne ha anche mostrato i nostri
limiti nel mobilitare orientare e dirigere le masse popolari. Sono
limiti da ricercare principalmente nel non avere messo al centro della
battaglia la mobilitazione delle masse popolari e il non essere
intervenuti adeguatamente nella mobilitazione delle forze sinceramente
democratiche.
Non
abbiamo sfruttato l'esperienza acquisita con la battaglia contro
l'ottavo procedimento durante la quale abbiamo intercettato un gran
numero di elementi delle masse popolari raccogliendo quasi 5000 firme
in solidarietà con i compagni e contro la persecuzione dei
comunisti. Questo lavoro tra le masse popolari, affiancato alla
condotta di rottura processuale, si è dimostrato efficace ed ha
scongiurato l'estradizione dei compagni del (n)PCI dalla Francia, ha
prodotto la derubricazione del reato di 270 bis avanzato nei loro
confronti e l'archiviazione del procedimento giudiziario.
Dobbiamo
rimandare le accuse al mittente e utilizzare gli attacchi rivolti al
movimento antifascista e comunista in attacco contro il nemico di
classe e i suoi degni servi e rappresentanti superando i principali
limiti di cui sopra.
Ci
auguriamo anche che questa riflessione possa contribuire a interrompere
lo scoramento e la sfiducia che si è mostrata, in tutta la
sua concretezza, sui volti e nelle espressioni della cinquantina di
compagni e compagne intervenuti a sostegno dei processati all'udienza
della sentenza di appello.
L'acuirsi
della repressione, la persistente violazione delle elementari regole
democratiche, l'accanimento con il quale vengono perseguiti i
comunisti, gli antifascisti, gli anarchici e i movimenti di lotta,
dimostrano che la borghesia imperialista è in grande
difficoltà nel perseguire i suoi scopi e il suo programma di
soprusi e di rapina. Le difficoltà della borghesia rappresentano
un nostro punto di forza se, grazie ad una corretta concezione
riusciamo a mettere in pratica una linea efficace che trasformi i suoi
disperati attacchi in armi che possiamo rivolgerle contro.