Quella manifestazione, come le MayDay, come
le grandi manifestazioni nazionali per il reddito sociale, che
assumevano identici toni radicali nella critica all'operato del governo
sul tema precarietà, ha segnato e segna una forte
discontinuità con quanti pensano, dopo sei mesi
dall'insediamento del governo Prodi, che sia ancora necessario scendere
in piazza - il 4 novembre, con una manifestazione e non con uno
sciopero - per chiedere l'abrogazione delle leggi vergogna del
precedente governo, facendo finta di non capire/sapere che il governo
di centro sinistra non ha alcuna intenzione di cassarle, per il
semplice fatto che ne condivide appieno lo spirito, anche se non la
lettera. La finanziaria messa in campo dal Governo, peraltro sempre
più orientata dai continui interventi di Confindustria, non
trova accenni nella convocazione della manifestazione; eppure questa
pone nodi che non possono essere elusi da nessuno quali l'attacco
definitivo al welfare, alla previdenza universalistica, ai risparmi dei
lavoratori, al diritto al lavoro e al reddito.
La proposta Amato sui CPT, l'accordo sui
call center, la scomparsa del problema precariato dalla manovra
finanziaria, l'attacco, sempre in finanziaria, alla scuola pubblica e
il sostegno alle private - per citare solo alcuni fatti concreti -
confermano senza ombra di dubbio quali siano le intenzioni del governo
sui quattro punti all'ordine del giorno di quell'appuntamento che non
esitiamo a definire quantomeno inadeguato ai problemi che la nuova fase
ci pone.
E' poi abbastanza evidente che la
stragrande maggioranza delle forze che promuovono quell'appuntamento
abbiano interesse più a fungere da sostegno al governo che a
combatterlo. La presenza di pezzi importanti di categorie della CGIL -
quella per intenderci della concertazione e del nuovo patto sociale con
il governo Prodi - fa pensare che tale promozione sia dettata,
più che dalla convinzione che ciò sia utile a cambiare la
politica del governo, dalla necessità di occupare spazi politici
per evitare che altri lo facciano con parole d'ordine ed iniziative
radicali contro le politiche governative.
Dove saranno, i promotori, il 5 novembre?
Cosa metteranno in campo per contrastare le politiche neo liberiste del
governo? L'evidenza dice che ciascuno tornerà alle proprie
occupazioni, chi alla concertazione, chi a governare, chi a fare
opposizione interna senza alcuna intenzione reale di incidere sui
processi materiali in atto e, soprattutto, di organizzare davvero, su
obbiettivi concreti, i precari.
Esiste invece la necessità di
ribadire una forte indipendenza del movimento, organizzata, contro la
precarietà dal quadro politico, unico strumento capace di
indicare ai precari, ma anche a tutto il mondo del lavoro, strade
concrete per affrontare la propria condizione di lavoro e di vita.
La capacità di tenuta di un progetto conflittuale, antagonista e
indipendente si misura sulla capacità di avere chiari gli
obbiettivi di lotta e di manifestarli con forza senza timore di
disturbare il manovratore. Noi il 17 novembre saremo di nuovo in campo
con uno sciopero generale e generalizzato e manifesteremo, con molti
altri sindacati di base e movimenti sociali, nelle maggiori
città italiane per affermare un'idea diversa di società e
di diritti del lavoro. Siamo convinti che la strada giusta sia questa e
non altre.
Coordinamento nazionale CUB