Siderurgia italiana: Profitti di morte, licenziamenti , chiusure di
fabbriche e nazionalismo sindacale.
“La siderurgia italiana raggiunge oggi, circa 60 mila occupati, di cui
100 mila fra addetti diretti e indiretti e nel 2004 il settore ha
prodotto un fatturato di circa 34 miliardi di euro.
Nella unione europea l’Italia è il secondo paese produttore di
acciaio, alle spalle della Germania, con 28,4 milioni di tonnellate
prodotte.
Nel 2004 il consumo apparente di acciaio ha superato i 33 milioni di
tonnellate con un incremento del 2,4 % rispetto al 2003. ( dati Fiom
cgil).
“ La siderurgia raddoppia gli utili. Quest’anno si stimano buoni
risultati nonostante il il caro-energia. Dai bilanci 2006 di Mediobanca
emerge che le aziende hanno rafforzato il patrimonio.
Le prime trenta società dell’acciaio realizzeranno ricavi per 42
miliardi di euro e il 70% è appannaggio delle prime dieci. (…) .
Le prime dieci sono in ordine : Riva Fire, Gim, Marcegaglia, Lucchini,
ThyssenKrupp Terni, Colata Continua it. , Afv acciaiaerie Beltrame, Dal
mine, Siderurgia Investimenti (…).
Una colata di profitti sulle società siderurgiche . Nel 2006 il
boom dei prezzi e della domanda di acciaio ha permesso, per il quarto
anno consecutivo, di macinare utili e consolidare il patrimonio della
aziende. L’amento dei debiti segna, la invece la corsa degli
investimenti per creare nuova capacità produttiva. Alla fine ,
questi risultati brillanti e diffusi, anche se differenziati lungo la
filiera dell’acciaio, dovrebbero ripetersi anche quest’anno “. ( Il
Sole 24 ore- lunedì 26 novembre 2007 ).
Profitti, morti e nazionalismo sindacale. Le Morti annunciate.
Nove agosto 2007. Leggiamo da un comunicato Fiom sulla situazione alla
ThysseKrupp di Terni.
“ ThyssenKrupp. Durante (Fiom): “ L’azienda affronti in termini
veramente efficaci la tutela della sicurezza dei lavoratori” . Nuovo
gravissimo incidente alla acciaieria di Terni.
“ Il gravissimo incidente avvenuto oggi all’interno delle acciaierie di
Terni, a meno di due giorni di distanza un altro infortunio, purtroppo
mortale ripropone in termini drammatici la questione della sicurezza e
della tutela della salute nei luoghi di lavoro”. E ancora nello stesso
comunicato si chiede alla ThissenKrupp “ di affrontare le questioni
legate alla sicurezza dei lavoratori in modo efficace, ovvero non
burocratico né notarile “
Dall’Agosto 2007 al Dicembre 2007. ThyssenKrupp di Torino. Un altro
morto e 6 feriti gravi. Si lavora e si muore mentre la fabbrica chiude.
Sempre da un comunicato stampa della Fiom-cgil del 6 dicembre . “ Dopo
il gravissimo incidente alla ThyssenKrupp di Torino, necessaria una
forte risposta di mobilitazione “.
La segreteria nazionale della Fiom-Cgil ha diffuso oggi il seguente
comunicato .
“ Negli stabilimenti siderurgici italiani si continua a morire di
lavoro ad un ritmo impressionante. Ancora una volta, questa notte,
nella acciaieria della ThyssenKrupp
di Torino, un lavoratore è morto e diversi suoi colleghi sono
rimasti gravemente feriti e sono in pericolo di vita . “
E ancora “ Quanto è avvenuto stanotte a Torino, poi, assume un
senso ancora più paradossale e beffardo, se si pensa che tra
qualche mese l’acciaieria della ThyssenKrupp chiuderà
definitivamente. Questo incidente è ancora più grave
perché avvenuto non in una piccola realtà ma nello
stabilimento di una delle più grandi multinazionali del settore
siderurgico.” Sempre oggi, 6 dicembre , in altri comunicati in merito,
la fiom indica le date di sciopero del 10 dicembre nel gruppo
ThyssenKrupp e del 14 dicembre nel settore metalmeccanico per
rispondere ai padroni sulla sicurezza e la tutela nei posti di lavoro.
La competitività, la concorrenza. L’altra faccia della medaglia
sposata dal sindacato.
Comunicato Fiom del 4 dicembre 2007 a Terni.
Nell’incontro tra i sindacati confederali di settore a livello
territoriale a nazionale con l’amministratore delegato della
ThyssenKrupp delle acciaierie di Terni, a cui erano presenti anche
Fismic e Ugl, si era fatto il punto sullo stato del piano industriale e
gli impegni contenuti nel protocollo territoriale del 2005.
“ L’amministratore delegato ha illustrato e riconfermato la strategia
aziendale contenuta sottoscritti del 26 febbraio 2005 e 7 giugno 2007
per la riqualificazione e il riassetto industriale del gruppo, con un
posizionamento di eccellenza del sito di Terni nel settore degli acciai
speciali, attraverso un aumento dei prodotti finiti sul mix produttivo.
Sono stati confermati gli investimenti per le società
controllate (….), il trasferimento a Terni degli impianti di Torino (
egli operai di Torino che fine faranno ? ndr) (…) .
In questo modo il sito di Terni si posizionerebbe come lo stabilimento
più moderno al mondo, con costi produttivi inferiori agli altri
siti concorrenti.
L’azienda ha inoltre affermato che questa strategia con sempre maggiore
qualificazioni dei prodotti è l’unica strada per competere con
grandi produttori internazionali, agevolati, dal costo delle materie
prime (incluso l’energia) e dal cambio euro/dollaro ed euro/yen che
penalizza le produzioni europee.”
E il sindacato che dice davanti a questa piattaforma che prevede la
chiusura della fabbrica di Torino, che getta in faccia agli operai la
competitività e la concorrenza con altri colossi del settore,
che continua a provocare morti e infortuni sul lavoro, che cerca di far
collaborare gli operai , con la Thyssenkrupp nella globalizzazione
finanziaria che investe lo scontro tra monete e Stati ?
Dice questo : “ In questo contesto industriale, ritenuto positivo dalle
organizzazioni, è intervenuta la decisione della Commissione
europea per la concorrenza che ha definito inammissibile la proroga
fino al 2010 della tariffa elettrica, considerata questa uno dei punti
centrali del patto di territorio. ( dal comunicato stampa del 4
dicembre 2007) “ e ancora “ Le organizzazioni sindacali nazionali e
territoriali di categoria, (…) in questo spirito tutti i soggetti
firmatari debbono agevolare la ricerca delle soluzioni più
idonee e rispondenti alle necessità industriali (….) “.
I vertici sindacali , nazionali, territoriali, etc, si pongono sul
piano delle ‘necessità industriali’ del padrone di turno, del
profitto, lanciandosi nazionalisticamente anche contro la commissione
europea, vista come elemento politico padronale europeo, da
controbattere per gli interessi , sempre dei padroni multinazionali,
che però sfruttano la manodopera in italia.Un bel salto mortale
di una struttura nata come struttura di difesa degli operai, che invece
finisce, grazie alla sua politica sindacale nazionalista e
produttivistica, nell’accettare il piano di ristrutturazione del
padrone, che comporta morti, incidenti, fabbriche chiuse, lotta
finanziaria internazionale, concorrenza tra operaio e operaio
(l’operaio di terni contro l’operaio di torino tanto per iniziare) a
livello internazionale.
Che fare ? Gli operai più combattivi nelle fabbriche, con o
senza tessera sindacale, devono cercare di smascherare questi giochi
dei vertici di un sindacalismo borghese , organizzando gli altri operai
nella difesa di un sindacalismo operaio. Questo è il passo nelle
fabbriche. IL collegamento di chi si pone su questo piano è il
secondo passo. Per arrivare a porre il problema centrale per gli
operai: la fine del lavoro salariato e della società basata
sullo sfruttamento del lavoro salariato operaio.