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LA CORTE DI CASSAZIONE ANNULLA IL VERDETTO EMESSO CONTRO I PRESUNTI MEMBRI DEL DHKP-C
19 aprile 2007

Il Clea e la famiglia Kimyongür vi invitano, fin da questa sera, a celebrare questa prima vittoria alla presenza dei militanti liberati.
Appuntamento alla UPJB, rue de la Victoire 61 a 1060 Bruxelles a partire dalle h. 20
(maggiori informazioni allo 0477.34.32.77).

Questo giovedì 19 aprile 2007, la Corte di Cassazione ha dunque deciso di mettere un bastone fra le ruote alla giustizia del disbrigo, dei traffici e delle strumentalizzazioni. Dichiarando illegale la nomina del giudice Freddy Troch (appositamente designato a presiedere il tribunale correzionale di Bruges per ottenere con certezza un verdetto esemplare...), la Corte di Cassazione ha fatto espressamente riferimento all'Articolo 6 della Convenzione europea dei diritti dell'Uomo. Quest'articolo esige, infatti, per qualsiasi imputato l'imparzialità del tribunale incaricato di giudicarlo. Ed è sufficiente, secondo il Presidente Forier della Corte di Cassazione, che esista un solo elemento di sospetto perché sia messa in discussione la legittimità del tribunale, e così è per questo caso.

Denunciando come illegale, la composizione del tribunale di primo grado, la Corte di Cassazione pronuncia allo stesso tempo l'illegalità del verdetto emesso, l'illegalità degli arresti immediati che esso ha determinato fin dal 28 febbraio 2006. Ma c’è di  più, l'illegalità in tal modo pronunciata contro il tribunale correzionale, indebitamente presieduto dal giudice Freddy Troch, ha come conseguenza la nullità della sentenza pronunciata il 7 novembre 2006 da parte della Corte d'Appello di Gand (un altro processo in Appello dovrebbe avere luogo ad Anversa questa volta)... Cosa vuol dire questo in parole povere? Secondo gli avvocati della difesa, Sükriye Akar, Musa Asoglu e Kaya Saz (tutti e tre prigionieri dal 28 febbraio 2006 nella prigione di Bruges) e Bahar Kimyongür (imprigionato da novembre, inizialmente a Bruges quindi a Nivelles) dovrebbero essere liberati nelle prossime ore...

La decisione della Corte di Cassazione ha in ogni caso, sancito la vittoria della combinazione tra un lavoro giuridico serio (condotto da avvocati tenaci) e una mobilizzazione cittadina decisa, crescente e determinata.... Questo verdetto può soltanto indurre il Comitato per la Libertà d'Espressione e d'Associazione ad accentuare la sua azione cittadina per ottenere l'annullamento del "processo DHKP-C", un processo-prova per la nostra democrazia, un processo che determina una giurisprudenza d'eccezione - che minaccia, allo stesso tempo, la libertà d'espressione, la libertà di associazione e il diritto alla contestazione. In primo grado a Bruges, quindi in appello a Gand, militanti oppositori del regime di Ankara sono stati condannati non per i crimini che essi avrebbero commesso, non per atti di violenza che avrebbero perpetrato ma per le loro convinzioni politiche, per il loro impegno.

Ovviamente, ci rimane una lunga lotta da condurre. In occasione delle prime due udienze di Cassazione, una delle detenute (Sukriye Akar) che aveva chiesto di potere prendervi parte, ha di nuovo subito trattamenti inumani e degradanti "stile Guantanamo" (perquisizione corporale completa ripetuta per quattro volte; obbligo di indossare una benda sugli occhi durante tutto il tragitto fino al Palazzo e al ritorno, fino alla prigione; obbligo di portare per tutto il giorno una pesante cintura di contenzione, alla quale erano costantemente fissate le manette, ecc.). In questo ancora, il Belgio copia le pratiche turche e americane, mentre fanno a gara a ripeterci che l'Europa possiede valori suoi propri – ispirati ai diritti dell'Uomo.

Il processo intentato contro i supposti membri del DHKP-C costituisce la prova manifesta che, nel nostro paese, il governo, una parte del sistema giudiziario e l’apparato poliziesco utilizzano il timore suscitato dagli attentati dell'11 settembre per criminalizzare la contestazione sociale. I nostri dirigenti pretendono di proteggere la democrazia, e garantire una maggiore sicurezza pubblica? Questo processo dimostra esattamente il contrario: con il pretesto della "guerra al terrorismo", sono rimesse in discussione le conquiste democratiche.

 In ogni caso, il CLEA continuerà la sua battaglia perché emerga alla luce del sole lo scandalo nel quale sono coinvolti gli alti responsabili di questo paese – all’interno sia dell’apparato politico, che di polizia e giudiziario. Il 28 aprile 2006 infatti, Bahar Kimyongür era stato arrestato nei Paesi Bassi in attesa di essere estradato verso la Turchia. Un dossier è stato consegnato dai comitati P e R, su richiesta di parlamentari, per conoscere il ruolo dello Stato belga in questa vicenda. Questo dossier  è secretato nelle casseforti del Parlamento. Perché? Cosa rivela questa dossier? Che Laurette Onkelinx ha mentito, per tre volte almeno, ai parlamentari; che i rappresentanti del primo Ministro, i Ministri della Giustizia e dell'Interno, dei Servizi di Sicurezza e della magistratura si sono riuniti segretamente per compiere un atto allo stesso tempo illegale (il Belgio non può estradare i suoi cittadini) e immorale (è conforme ai diritti dell'Uomo consegnare Kimyongür nelle mani dei boia i cui crimini egli denuncia da anni?); che la polizia belga, i Servizi di Sicurezza (in collaborazione con la polizia turca) hanno denunciato il nostro compatriota ai loro omologhi olandesi mentre ancora si parla di rafforzare i poteri dei servizi di sicurezza... È’ evidente che se il Belgio è una democrazia, i parlamentari devono avere accesso al dossier dei comitati P e R per poterlo analizzare e diffonderne il contenuto. Si deve far chiarezza su questa vicenda. Per questo, occorre che tale dossier sia reso pubblico. Prima delle elezioni del 10 giugno!
Questa è la ragione per la quale il CLEA il 26 aprile, in occasione dell'ultima seduta del Parlamento, interpellerà i senatori e deputati su questa vicenda e organizzerà "un pomeriggio- evento", sabato 28 aprile, per il primo anniversario dell'arresto di Bahar Kimyongür nei Paesi Bassi.
Questo pomeriggio vedrà un presidio alle h. 16 sui gradini della Borsa, interventi di personalità a partire dalle h. 17 al Beursschouwburg e un concerto di Rey Cabrera (Buena Vista Social Club) alle h. 18.

Questo processo d'eccezione, questi trattamenti degradanti, il rapimento di Kimyongür sono stati resi possibili dall'utilizzo della legge antiterrorismo belga del 2003, che rappresenta un copia e incolla delle legislazioni adottate dall'amministrazione Bush dopo l'11 settembre 2001. Esiste già nell'apparato legislativo belga tutto ciò che occorre per condannare individui che prendono parte o commettono atti violenti. La legge "antiterrorismo" si prefigge un altro obiettivo: criminalizzare chi contesta, spogliare della dimensione politica la lotta sociale presentandola come banditismo. Questa legge si iscrive in un clima antidemocratico in cui gli oppositori al regime di Ankara sono definiti terroristi, in cui gli altermondialisti di Liegi sono intercettati essendo assimilati a criminali, in cui Greenpeace è catalogata come una"associazione di malfattori"...

Queste leggi liberticide devono essere rimesse in discussione, devono essere abrogate. Il CLEA sarà presente nella campagna elettorale per esigere che il prossimo governo rimetta in discussione queste leggi, in particolare la legge "antiterrorismo" del 2003.

Il CLEA continuerà ad accrescere la sua pressione, invitando i democratici ed i progressisti di questo paese a mobilitarsi contro la deriva securitaria e antidemocratica, che l'amministrazione americana ispira ai nostri dirigenti.

Saranno presenti alla conferenza stampa questo venerdì:

- Josy Dubié, senatore Ecologista,
- Stephan Galon, segretario sindacale, centrale generale FGTB Bruxelles Brabant flamand,
- Daniel Flinker, portavoce del Clea,
- Bahar Kimyongür, militante politico,
- Benoît Vandermeerschen, presidente della Lega dei diritti dell'Uomo.



Nota: traduzione a cura dell’ASP