I principali vizi di forma che gli avvocati dei presunti membri del
DHKP-C hanno contestato alla Corte di Cassazione
Lo sapete: con una sentenza d'appello scandalosa e scellerata,
pronunciata il 7 novembre 2006, sette presunti membri del DHKP-C sono
stati condannati a pesanti sanzioni penali - per appartenenza ad una
organizzazione qualificata dal tribunale come "fanatica, criminale e
terroristica". Pertanto, quattro degli imputati (tra cui Fehriye Erdal)
sono stati condannati a quattro anni di reclusione; Bahar
Kimyongür a cinque anni; Asoglu Musa e Dursun Karatas a sette
anni.
Poiché numerose irregolarità avevano viziato i due
processi intentati contro i loro clienti, gli avvocati hanno fatto
appello in Cassazione. Nel loro ricorso (depositato dopo appena
quattordici giorni dalla pronunzia del verdetto), gli avvocati - Carl
Alexander (per Kimyongür), Paul Bekaert (per Erdal), Jan Fermon
(per Asoglu), Raf Jespers (per Erdal), Nadia Lorenzetti (per Akar) e
Ties Prakken (per Karatas e Sari) - hanno avanzato almeno venti ragioni
che giustificano l'annullamento del giudizio d'Appello.
Ecco, in riassunto, i principali vizi di forma che gli avvocati hanno
contestato al Presidente del tribunale di secondo grado J. Logghe e ai
suoi due assessori T. Denys e J. Libert (visto che questi erano stati
costantemente spalleggiati, nei loro colpi bassi, dal magistrato
federale Johan Delmulle).
La Corte d'Appello di Gand ha avuto torto completo nell’imbastire un
tribunale d'eccezione a Bruges. Questo è avvenuto nominando -
nel primo grado - il giudice Freddy Troch di Termonde, a giudice e
presidente del tribunale correzionale.
Per essere sicuro che il Tribunale di primo grado arrivasse ad un
giudizio implacabile, una parte dell'alta magistratura fiamminga si
è resa, in verità, complice di un vero e proprio abuso:
trasformare la quattordicesima Camera del Tribunale correzionale di
Bruges nell’anticamera di una giustizia d'eccezione. Questo è
quanto ha permesso, con la sua ordinanza del 4 novembre 2005, il primo
Presidente della Corte d'Appello di Gand (Jean-Paul de Graeve)
incaricando Freddy Troch, giudice a Termonde, di soprintendere
all'affare Erdal "per il tempo del processo", per imprimere ad esso la
piega stabilita e la tensione voluta.
L'indipendenza del tribunale è stata, di conseguenza, tra le
più discutibili: il giudice Freddy Troch, chiamato a Bruges per
presiedere in via straordinaria a questo procedimento, era stato
designato con il parere della Procura (il procuratore generale della
Corte d'appello di Gand), che, in quanto responsabile dei procedimenti,
è parte in causa del processo, alla stesso modo degli imputati.
Una parte contribuisce dunque a decidere chi giudicherà il suo
stesso processo. Per la difesa, questo è inaccettabile.
Ma c’è di più, nella sua risposta alle obiezioni
preliminari formulate dalla difesa degli imputati, il Giudizio
d'Appello oserà affermare (pagina 37), contro ogni buono senso,
che l'espressione tijdelijk (che significa "temporaneamente")
"sottintende, ai sensi dell'Articolo 98, a"provvisoriamente", che
può riferirsi tanto un termine specifico quanto a un caso
determinato (sic)"... Un'interpretazione ovviamente priva di fondamento.
Il carattere pubblico delle udienze non è stato garantito
né a Bruges, né a Gand. Le misure di massima sicurezza
poste in essere dalla polizia hanno tenuto lontano persone che,
altrimenti, sarebbero certamente venute ad assistere al processo.
Grazie a queste misure di sicurezza fuori del normale, i giornalisti e
le televisioni non hanno potuto seguire normalmente le udienze del
tribunale di primo grado e della Corte d'Appello.
Così, in occasione della prima udienza di Gand, lunedì 11
settembre 2006, più di cento simpatizzanti saranno
all’inizio costretti a passare tutti sotto il metal detector. a
togliere le scarpe alcuni, a svestirsi dei propri monili altri. Vengono
quindi costretti a fornire la propria carta d'identità (in
doppia copia)... Cento persone i cui posti all’interno dell’aula di
Giustizia saranno assegnati dalla polizia "in base all’aspetto
somatico": i Turchi o simili in fondo; i Bianchi davanti,
nelle prime sette fila. Crediamo di sognare, ma non è un sogno.
La Corte d'appello di Gand e Tribunale correzionale di Bruges si
sono, a torto, ritenuti competenti per questo processo squisitamente
politico. Solo la Corte di Assise poteva esserlo.
Secondo la difesa, siccome si tratta di crimini di natura eminentemente
politica, solo la Corte d’Assise è, ai sensi dell'articolo 150
della Costituzione, competente a giudicare. La Corte d'Appello ha
respinto questa argomentazione perché i crimini del DHKP-C "non
mettono in pericolo direttamente le istituzioni politiche turche": "il
fatto di commettere attentati contro persone (soprattutto ufficiali di
polizia, giudici, industriali, ecc....) e contro edifici (uffici di
polizia, tribunali, ecc....) non è in sé tale da minare
l'azione e l'organizzazione delle istituzioni politiche legislative o
minacciare l'organizzazione dello Stato" (pagina 35).
Tuttavia, nello stesso verdetto del 7 novembre 2006, si è -a
più riprese - precisato che lo scopo di questa organizzazione
è in realtà "la sovversione dello Stato turco tramite la
lotta armata".
La Corte d'appello ha infranto, con la sua Sentenza, la
libertà d'espressione, la libertà di associazione e la
libertà di riunione.
La legge sulle organizzazioni criminali adottata nel 1999 crea (ed
è un fatto nuovo) un reato d'appartenenza. Anche se non avete
commesso alcun atto contrario alle leggi, il semplice fatto di
appartenere a una pretesa organizzazione "criminale" fa di voi un
delinquente che sarà condannato penalmente. Inoltre, al reato di
appartenenza, che contraddistingue la legge sulle organizzazioni
criminali, la legislazione sui crimini terroristici (del dicembre 2003)
sostituisce - in qualche maniera – un reato di "simpatia" ancora
più pericoloso: qualsiasi atto di "solidarietà"
può esser sufficiente a stabilire la vostra indubbia
appartenenza all'organizzazione screditata dalla Giustizia. Così
la Giustizia si è accanita a raccogliere, nei confronti di Bahar
Kimyongür, ad esempio, presunte prove che stabiliscano la sua
innegabile appartenenza al DHKP-C, movimento qualificato come "banda di
malfattori, associazione criminale e organizzazione terroristica".
Così è stato per le domande presentate in anticipo alle
autorità comunali per organizzare manifestazioni pubbliche (di
denuncia delle condizioni di detenzione alle quali sono sottoposti i
prigionieri politici in Turchia): queste domande ripetute (e d'altra
parte sempre riconosciute ed accettate) anziché essere viste
come l’esercizio di un diritto legale e democratico, sono state
interpretate, dalla Corte, come la prova certa che Kimyongür non
è un semplice simpatizzante o un membro come altri. Ma uno dei
dirigenti dell'organizzazione... !
La Corte d'Appello di Gand ha condannato gli imputati in particolare
per fatti che non sono stati commessi in Belgio e che non sono stati
commessi dagli stessi. Tra l'altro, sono stati condannati per atti che
risalgono a decine di anni fa e anche più. Alcuni degli imputati
non erano neppure nati o erano fanciulli al momento dei fatti.
Per dimostrare che il DHKP-C è una organizzazione
"terroristica", la Corte non ha esitato ad utilizzare fatti ed elementi
prodottesi in altri paesi (Turchia, Germania, Paesi Bassi...) e
in tempi differenti da quelli del periodo sanzionabile (ad
esempio, fatti che risalgono agli anni 70 - quando alcuni imputati non
erano neppure nati o erano ancora bambini).
Secondo la difesa, si tratta di una violazione manifesta del tribunale
"della successione", ovvero del principio secondo il quale il tribunale
è competente soltanto per i fatti commessi nel periodo e sul
territorio preso in considerazione dalla citazione (in questo caso il
Belgio).
La Corte ha applicato leggi penali che non esistevano al momento dei
fatti.
La legge sulle organizzazioni criminali è stata adottata nel
gennaio 1999 e la legislazione antiterrorismo nel dicembre 2003. Come
qualsiasi legislazione, esse non possono avere efficacia retroattiva.
Il procedimento giudiziario è stato condotto in maniera da
essere completamente contro gli imputati. La Corte ha respinto tutte le
richieste istruttorie a difesa degli imputati. Per tale motivo, il
processo non poteva essere "equo".
Effettivamente, il procedimento giudiziario è stato sottratto
abbastanza rapidamente al giudice di Bruges per ricevere un nuovo
orientamento da parte della polizia e della Procura federale. Questa
messa sotto tutela si concretizzerà anche in occasione della
chiusura del dossier, quando tutti i doveri d'indagine sono stati
compiuti dal giudice Buysse. Appena prima di essere trasmesso alla
Camera del Consiglio, il dossier – consegnato alle parti e al pubblico
ministero - sarà completato dal magistrato federale: Johan
Delmulle vi aggiungerà le sue richieste e riqualificherà
l’avviso concernente l’accusa di associazione di malfattori,
completandolo con otto parole: "(..) finalizzata al compimento di
attentati in Turchia". Questa nuova formulazione dell'ultimo minuto
(che fungerà da breccia allo Stato turco per costituirsi parte
civile) avrà una conseguenza immediata: essa produce una
conduzione viziata del procedimento, manifestamente lesiva della
regolarità del processo. Poiché il procedimento non
include indagini in Turchia, essa è di parte perché
parziale.
Nel Giudizio d'Appello, i giudici di Gand del resto consolideranno
questa conduzione strumentale del procedimento e la presunta
impossibilità di condurre doverose indagini supplementari:
"Ascoltare la citata Birsen Kars sotto giuramento per mostrare il
trattamento inumano subito dai prigionieri politici nelle prigioni
turche, e provare uno stato di necessità?" La Corte ritiene che
la testimonianza di B. Kars (atrocemente bruciata in occasione
dell'attacco dato contro le prigioni turche il 19 dicembre 2000, NDLR)
non ha nulla a che vedere con i reati a carico degli imputati e che non
è dunque utile per scoprire la verità "(pagina 46)."
La Corte ha estrapolato completamente i fatti dal loro contesto. La
Corte ha ostinatamente rifiutato di esaminare la situazione dei diritti
dell'Uomo in Turchia e di tenerne conto nel proprio giudizio.
La difesa aveva invocato uno "stato di necessità", argomentando
che gli imputati e il loro movimento politico in Turchia conducevano
una lotta (in parte) violenta in risposta alla violenza di Stato:
quella di un regime dominato dall'esercito. Dalla seconda guerra
mondiale infatti, la Turchia ha subito tre colpi di Stato militari
(l'ultimo ha instaurato una dittatura spaventosa che, negli anni 80, ha
comportato l'arresto di 650.000 persone).
In realtà, dietro una democrazia di facciata, i soldati
continuano ancora a tenere in mano le redini del potere. La Turchia
detiene il record delle violazioni della Convenzione europea dei
diritti dell'Uomo (il 75% dei reclami che la Corte di Giustizia di
Strasburgo deve giudicare riguarda questo paese) e conta ancora
migliaia di prigionieri politici nelle sue prigioni. I giudici di Gand
non hanno voluto convenirne: "che alcune autorità turche
utilizzino manifestamente mezzi illegali per vendicarsi (...) non
è cosa da prendere neppure in considerazione per il giudicare i
reati che sono attualmente a carico degli imputati" (pagina 44).
Tanto il tribunale correzionale di Bruges che la Corte d'Appello di
Gand hanno emesso e hanno espresso (rispettivamente nel loro giudizio e
Sentenza) opinioni fondamentalmente politiche.
La Corte d'appello svilupperà pertanto – pagina su pagina -
prese di posizione impegnate, che qualificano (per meglio screditarlo)
il DHKP-C come movimento comunista o marxista-leninista "estremista".
La Corte d'appello di Gand? Essa ha costantemente lavorato a negare la
natura essenzialmente politica del procedimento che doveva giudicare.
Utilizzando tuttavia premesse politiche per screditare
l'ideologia degli imputati.
Lo Stato turco non poteva costituirsi parte civile
Lasciare che Kris Vincke- fin dall'inizio del processo in grado
d'Appello – arringasse in nome della Turchia (mentre, nel suo
giudizio del 28 febbraio 2006, il tribunale di Bruges aveva finalmente
dichiarato la costituzione in parte civile non fondata- "poiché
lo Stato turco non era incorso in danni individuali")..." ?
È’ ciò che tuttavia ha permesso il giudice J. Logghe –
istituendo una Corte d'Appello con tre giudici e ("novità
assoluta") due procuratori. Infatti, il magistrato federale
rappresentava, nell’aula del tribunale, l'interesse generale, la
società.
Ma siccome lo Stato turco non si era mai preso la briga di esporre nei
dettagli, uno per uno, quali fossero stati i danni in cui esso era
incorso, Vincke diventava perciò stesso un secondo magistrato,
difensore anch’egli "dell'interesse generale". Questo non è
possibile.
Effettivamente, perché fosse ammissibile la sua presentazione
come parte civile, lo Stato turco avrebbe non soltanto dovuto
presentare la sua richiesta di risarcimento ma descrivere in cosa
esso"sarebbe stato personalmente" danneggiato. Il reclamo presentato da
una persona fisica o giuridica non può essere accettato se essa
non ha un interesse personale e diretto da far valere. In questo caso,
la Turchia non ha mai chiarito (caso per caso) quale danno in
particolare (danno diretto, materiale o morale), essa avrebbe subito
per i reati a carico degli imputati, o dell'organizzazione di cui essi
sono accusati di essere membri, o dirigenti.
Nota: traduzione a cura dell’ASP