Questo è il nostro appello all'opinione pubblica democratica:
Fermiamo il terrore di Stato in Turchia!
Mentre la Turchia continua a dichiarare che è in corso un
processo di democratizzazione, il vento del terrore di Stato soffia in
tutto il paese. I locali delle organizzazioni democratiche vengono
colpiti, i loro militanti imprigionati, massacri vengono compiuti
attaccando manifestazioni e riunioni, molti bambini sono abbattuti per
strada. L'associazione dei diritti umani ha registrato un aumento della
tortura. Quel che si sta compiendo oggi ricorda i periodi del colpo di
Stato fascista e della legge marziale. In questi ultimi mesi, il
terrore di Stato sui diritti democratici e sulle organizzazioni si
è intensificato con l'impiego della nuova legge Anti-terrorismo
(TMY), che è considerata come una legge Anti-Sociale
dall'opinione pubblica democratica e che è passata nonostante
l'opposizione delle organizzazioni democratiche di massa, delle
organizzazioni dei diritti dell'Uomo, di intellettuali, di sindacati e
lavoratori.
All’inizio agosto, il giornale Ozgur Gundem (Agenda Libera) è
stato soppresso per un periodo di 15 giorni, mentre la rivista Ozgur
Halk (Popolo Libero) lo è stato per la durata di un mese.. Il 12
agosto, a Adana, Fevzi Abik, un ragazzo di 16 anni è stato
ucciso a colpi di pistola in mezzo alla strada dalla polizia. Il 5
settembre, a Batman, una ragazza di 8 anni, Mizgin Ozbek è stata
anch’essa vittima di un omicidio extragiudiziario della polizia,
insieme ad altre due persone. Il 6 settembre, ad Ankara, la polizia ha
attaccato con bombe a gas e panzer alcune persone che stavano
protestando contro la spedizione delle truppe in Libano. 61 persone
sono state fermate e 16 fra esse sono state imprigionate.
L'8 e il 12 settembre, 23 giornalisti, scrittori e oppositori
conosciuti per essere socialisti sono stati imprigionati a seguito di
incursioni nelle case e di arresti per le strade, in numerose
città. Tra le persone imprigionate, ci sono l'editore capo del
giornale Atilim, Ibrahim Cicek, il suo coordinatore capo, Sedat
Senoglu,gli scrittori Ziya Ulusoy e Bayram Namaz, il coordinatore capo
di radio Ozgur, Fusun Erdogan, come pure rivoluzionari molto noti e
alcuni socialisti. Il giornale Atilim che ha diffuso la notizia
attraverso i suoi canali, è stato chiuso il 14 settembre, ai
sensi dell'articolo 6 del TMY. Il 12 settembre, le forze della
contro-rivoluzione dello Stato hanno ancora una volta risposto
all'appello del popolo kurdo per la pace, con il massacro, uccidendo 10
persone, tra cui 7 bambini a Diarbakir. Il 13 settembre, gli uffici
delle riviste Ozgur Halk e Genc Bakis ad Istanbul, Aksaray e Taksim,
sono stati attaccati dalla polizia. I locali sono stati saccheggiati;
Suat Kolca il proprietario delle riviste e 4 lavoratori sono stati
arrestati e imprigionati.
L'operazione di imprigionamento dei progressisti, dei democratici, di
gente di sinistra e di socialisti condotta dallo Stato turco si
è intensificata.
Il 21 settembre, la sede del giornale Atilim ad Istanbul, come pure i
locali dello stesso giornale in tutte le città della Turchia e
del Kurdistan del Nord, Gunes Ajans in cui il giornale Atilim è
tecnicamente prodotto, la sede del giornale Dayanisma, Ozgur Radio,
BEKSAV (Associazione della Scienza, Estetica, Istruzione e Cultura),
gli uffici della rivista Art and Life, quelli della piattaforma
Socialista degli Sfruttati (ESP) a Istanbul e a Taksim e in altre
città, alcune associazioni locali di lavoratori, l'Associazione
delle Donne Lavoratrici (EKD) e tutti i suoi rami, le sedi di
Tekstil-Sen Union, Limter-Is Union, che è associata al DISK
(Confederazione dei Sindacati dei Lavoratori Rivoluzionari), la
Federazione delle Associazioni dei Giovani Socialisti come le sue
associazioni affiliate in tutte le città, e le case di numerosi
rivoluzionari sono state attaccate dalla polizia. Le incursioni e la
caccia all'uomo nelle vie sono continuate nei giorni seguenti e
continuano ancora.
Risultato delle incursioni: 130 giornalisti, animatori radio,
scrittori, sindicalisti, donne militanti e giovani attivisti sono stati
messi in cella e 45 di loro sono stati imprigionati. Il Presidente
Generale di Limter-Is Unione, Cem Dinc e il suo segretario generale,
Zafer Tektas, il Presidente Generale del sindacato Tekstil- Sen, Ayse
Yumli Yeter e il suo segretario Generale Sevim Kaptan Olcmez, il nuovo
coordinatore del giornale Atilim, Dinc e il suo impiegato Sinan Gercek,
il presidente dell'Associazione delle Donne Lavoratrici a Istanbul,
Cicek Otlu, il rappresentante dell’ESP a Istanbul Figen Yuksekdag,
l'editore del giornale Dayanisma, Emin Orhan, il cronista del giornale
Atilim Hasan Cosar ed i suoi impiegati Ozge Kelekci, Mehmet Guzel,
Serdal Isik, si trovano anch’essi tra le persone imprigionate.
Così, il numero di persone imprigionate ammonta a 68. Il numero
di giornalisti che sono in prigione attualmente è di 25. La
riservatezza del caso è servita da pretesto per gli attacchi.
Né la gente fermata né le organizzazioni attaccate,
né gli avvocati e l'opinione pubblica sono stati messi al
corrente del caso.
La polizia ha inoltre impedito il presidio pacifico che la sezione di
Istanbul dell'Associazione dei Diritti Umani, voleva organizzare il 7
ottobre 2006, per esigere la "libertà di pensiero". Quando il
presidente dell’IHD Hurriyet Sener ha detto alla polizia "voi state
violando il nostro diritto costituzionale, faremo questo presidio", ha
ricevuto come risposta: "sì, stiamo violando il vostro diritto
costituzionale ed impediremo il vostro presidio".
Le organizzazioni attaccate, come pure gli altri sindacati,
organizzazioni democratiche di massa, partiti politici, intellettuali e
scrittori hanno intensificato la lotta contro la TMY ed il terrore
della prigionia. La rabbia suscitata dagli attacchi sta gradualmente
crescendo sullo scenario internazionale.
È stato creato un terrore di Stato totale, contemporaneamente a
un contesto di anormalità in Turchia e nel Kurdistan del Nord.
Al punto che le organizzazioni sono attaccate, la gente democratica e
le organizzazioni sono colpite, e così anche noi.
Attraverso questi attacchi alla stampa socialista e di opposizione
c'è la volontà di ridurre al silenzio i sindicalisti, i
lavoratori, i giovani, le donne che lottano per i loro diritti, di
farli tacere. Lo Stato turco ha così con la nuova TMY provocato
una guerra contro la società intera. È una caccia
all'uomo nei locali delle organizzazioni, nelle case e nelle strade. La
libertà di stampa, d'azione e d'organizzazione è violata,
i giornalisti e gli scrittori sono messi in prigione. Si risponde con
la violenza all'appello alla pace della nazione Kurda.
Tuttavia, i giornalisti, gli scrittori, gli intellettuali, i difensori
dei diritti dell'uomo, gli oppositori del paese, in cui la
libertà di stampa, d'azione, d'organizzazione sono violate, si
sono uniti e resistono insieme.
Di conseguenza, invitiamo tutti i popoli democratici, come pure le
organizzazioni a intensificare la solidarietà internazionale con
le organizzazioni democratiche ed i popoli del nostro paese. Vi
invitiamo a protestare contro le pratiche antidemocratiche dello Stato
turco, a esigere la liberazione immediata delle persone imprigionate e
a realizzare una delegazione internazionale che parteciperà come
osservatore ai processi contro le persone imprigionate.
CAMPAGNA "VOGLIAMO LA LIBERTA’"
Nota:traduzione dell’ASP