Chi
c’è dietro Alejandro Peña Esclusa, il neofascista
venezuelano in tournée da mesi tra Europa e America? In patria
non rappresenta nessuno, è un antisemita e un golpista, ma a
Roma lo ricevono il segretario dell’UDC, Lorenzo Cesa e il Cardinale
Renato Martino. Seguiamo passo a passo, da Washington al Vaticano,
passando per gli squadroni della morte salvadoregni e i milicos
argentini, l’operazione (analoga a quella che portò il
bancarottiere Ahmed Chalabi ad essere l’uomo della Casa Bianca per
l’Iraq post-Saddam) per la soluzione autoritaria per il Venezuela
bonificato da Chávez.
esclusivo per GennaroCarotenuto.it
Lorenzo Cesa, segretario politico dell'UDC: "non conoscevo il signor
Peña Esclusa; nessuno mi aveva avvertito che fosse
dichiaratamente antisemita e golpista e noi non appoggeremo un colpo di
stato in Venezuela. Tuttavia ci è stato presentato da
altissime personalità d'Oltretevere
e pertanto non avevamo motivo di dubitare della sua
credibilità". “Con Peña Esclusa -mi racconta Cesa in una
cortese conversazione durante il secondo tempo di Napoli-Vicenza- ho
fatto una semplice chiacchierata”. Dalla quale è scaturita
però una dichiarazione congiunta tra il neofascista e il
democristiano. E’ la stessa dichiarazione che nel sito di Fuerza
Solidaria viene millantata addirittura come “la firma di un accordo di
collaborazione” tra l’UDC e l’organizzazione neofascista nella quale
“il parlamento italiano si è impegnato con Peña Esclusa
per un’indagine sulle elezioni venezuelane”.
Fantasie, fanfaronate di un fascista in libera uscita, ma sono le
stesse affermazioni false e tendenziose prese per buone da giornalisti
come Aldo Forbice di Radio Rai, Gaetano Pedullà e Fabrizio
dell’Orefice de Il Tempo, Dimitri Buffa di Radio Radicale. Un politico
navigato come l'Onorevole Cesa ci confessa di non conoscere neanche il
nome del suo referente naturale, ovvero il leader dell'opposizione
moderata venezuelana, Manuel Rosales che, appena in dicembre, prese 4.3
milioni di voti e poi –colpa grave- ammise tranquillamente la
sconfitta. Colpa gravissima, ma condivisa con l'Unione Europea e il
Dipartimento di Stato del governo degli Stati Uniti, che riconobbero
l'assoluta trasparenza delle elezioni venezuelane del 3 dicembre 2006.
Certo,
se altissime
personalità d'Oltretevere...
Ricapitoliamo; Alejandro Peña Esclusa è un personaggio
oscuro della destra neofascista latinoamericana. Così oscuro che
quando si candidò alle elezioni prese 2.424 voti, lo 0,04%. E
meno male, visto che è portavoce di un’organizzazione
antisemita, e che fu legato allo storico leader del fascismo (ma
atlantista) brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira, capo della
setta “Tradizione, Famiglia e Proprietà”, nume tutelare delle
dittature latinoamericane degli anni ’70. Peña Esclusa, proprio
a partire da quelle entrature, si legò ai servizi statunitensi e
partecipò al colpo di stato contro Chávez dell’11 aprile
2002. Oggi è a capo di una minuscola organizzazione, “Fuerza
Solidaria”, che punta dichiaratamente a nuove dittature militari in
America latina: “non crediamo in soluzioni democratiche”. Anche se oggi
punta più in alto, i suoi partner europei sono la Falange
spagnola e Forza Nuova in Italia. Onorevole Cesa, cosa c’entra l’UDC
con Forza Nuova? “Nulla” si affretta a smentire Cesa, e gli crediamo,
ma certo,
se altissime
personalità d'Oltretevere...
Sarebbe il Cardinale Renato Martino l’altissima personalità
vaticana che, lo dice Peña Esclusa, lo avrebbe ricevuto. Qui
alcune cose non quadrano. Già nunzio presso l’ONU, dal 2002
presiede “Iustitia et Pax” e con Ratzinger anche la pastorale dei
migranti, Martino in Vaticano è molto potente e molto in ascesa.
Ma è anche stato la più piccante lingua pacifista in
Vaticano contro l’aggressione statunitense all’Iraq ed è noto
per imprudenti dichiarazioni amichevoli verso Fidel Castro. Per queste
ed altre questioni –come la proposta di introdurre l’ora di religione
islamica nelle scuole- che provocò anatemi da parte degli atei
devoti Ernesto Galli della Loggia e Marcello Pera, è stato
perfino bollato come “Cardinale anti-Ratzinger”. A ben guardare anche
Martino, che più prudententemente di Cesa non fa comunicati
congiunti, è un testimonial semi-incosciente, prestatosi o
indotto ad incontrare l’antisemita venezuelano.
Nel giorno nel quale il Vaticano scomunica di fatto il teologo della
liberazione Jon Sobrino, rilanciando la caccia alle streghe contro la
chiesa latinoamericana, spunta un altro nome, quello di un sacerdote
venezuelano, Pedro Freites, che invece di essere “impegnato per i
poveri” è “compromesso con i ricchi”. Alcune fonti ce lo
descrivono come un millantatore (un altro!), che in Venezuela si
presenta come Direttore Generale di Radio Vaticana e in Italia come
delegato della Conferenza Episcopale Venezuelana. Quello che è
senz’altro Freites è uomo del Cardinale venezuelano Castillo
Lara, che appoggiò il colpo di stato del 2002, e non ha mai
smesso di tramare contro il governo legittimo. Anche se l’anziano
cardinale non si permette di farsi vedere in pubblico con un
impresentabile come Peña Esclusa, i contatti tra loro sarebbero
mantenuti da Pedro Paúl, ambasciatore a Roma prima di
Chávez, che, ottimamente introdotto in Vaticano, accompagna
Peña Esclusa.
Fin qui le “vacanze romane”. Ma Peña Esclusa è da mesi in
giro per il mondo a promuovere la sua immagine. Anzi, si direbbe che ci
sia una sceneggiatura scritta per trasformare questa Cenerentola del
neofascismo latinoamericano in un “moderato” e un “democratico” e
dargli un seguito che non ha. E’ difficile seguire i suoi spostamenti,
ma non è difficile capire a spese e per conto di chi si muove.
Il cuore del suo giro è a Washington, dove importanti
neoconservatori considerano l’antisemita venezuelano come un utile
idiota. Ma Peña Esclusa non parte da lì. Sulla strada di
Washington –dev’essere una cosa sentimentale- il nostro eroe si ferma
in Salvador dove strappa applausi dal partito Arena, quello degli
squadroni della morte di Roberto D'Abuisson, che fece ammazzare
sull’altare Monsignor Oscar Romero e aveva anche Jon Sobrino tra le
vittime designate. Tra Monsignor Romero ammazzato sull’altare e
le altissime personalità d'Oltretevere continua a non correre
buon sangue.
Dopo essersi accompagnato ai torturatori salvadoregni, Peña
Esclusa sbarca nella buona società di Washington DC. Tiene
conferenze in Università, concede interviste a tutti gli Aldo
Forbice statunitensi, millanta, mente, si sbraccia; è lì
per quello. L’ombrello più importante glielo fornisce la
fondazione antiterrorista di George Shultz, “Committee on Present
Danger”. George Shultz, per chi non lo ricordasse, fu ministro con
Nixon e poi segretario di Stato di Ronald Reagan, uomo della Betchel,
la multinazionale che faceva affari con Saddam Hussein fino a un minuto
prima di bombardarlo. Sotto la sua responsabilità ricade la fase
tardiva dell’appoggio alle dittature in America Latina e la guerra
sporca contro il Nicaragua Sandinista. “Committee on Present
Danger” è un solvente think thank repubblicano nel quale
ritroviamo alti papaveri neoconservatori statunitensi tra i quali
l’ex-direttore della CIA James Woolsey. Oltre ad essere ospitato –e
probabilmente passare alla cassa- da altre istituzioni che tra il 2002
e il 2004 appoggiarono il colpo di stato e il golpismo venezuelano,
Peña Esclusa viene intervistato dal Washington Times, da
non confondersi con il Post. Il Washington Times è la Pravda del
neoconservatorismo, quotidiano legato a filo doppio all’ex segretario
di stato Donald Rumsfeld, ed è il quotidiano che per primo
lanciò campagne di stampa individuando “l’ asse del male
latinoamericano da colpire”. Peña Esclusa per loro è una
pedina preziosa, ed è facile trovare giornalisti come Fabrizio
dell’Orefice del Tempo disposti a dargli credibilità e spazio
anche se millanta che una fabbrica di biciclette celi un traffico di
uranio da Caracas a Teheran.
Dopo Washington, siamo già all’inizio di marzo, il nostro uomo
si reca in Argentina. Parla presso l’Aunar, un’associazione di
ex-militari reduci degli anni ’70, dove arrivano per ascoltarlo anche
dal Cile, dall’Uruguay e dalla Colombia. Quasi una rimpatriata del Plan
Condor, il piano di sterminio orchestrato da Washington che
causò fino a mezzo milione di desaparecidos. Per Peña
Esclusa è l’occasione per attaccare il presidente Nestor
Kirchner per i suoi buoni rapporti con Hugo Chávez. Siamo alla
vigilia del viaggio di Roma, ma Peña Esclusa trova il tempo per
fare un salto in Messico. Lì inaugura la sezione messicana di
Fuerza Solidaria. Si dirige a venezuelani residenti in Messico che
chiama -per la delizia degli Aldo Forbice messicani- “esiliati”. Quello
messicano è un soggiorno più importante di quanto si
voglia far credere. Sarebbe finalizzato alla creazione di un embrione
paramilitare sul modello dell’UCK albanese, creato e addestrato negli
Stati Uniti per fare da casus belli contro la Yugoslavia o, per rifarsi
a modelli creoli, per ripetere la Baia dei Porci.
E’ in crescita Peña Esclusa. Troppi personaggi chiave si
espongono per lui, nonostante il suo curriculum. Gente come Lorenzo
Cesa è disposto a farci una figuraccia macroscopica. Il Cardinal
Martino, amico dell’Islam, non esce bene dal ricevere un antisemita
dichiarato. Chi, soprattutto a Washington, sta giocando fiche su di
lui, sta ripetendo in Venezuela l’operazione di Ahmed Chalabi. Il
Pentagono, i neoconservatori, con alla testa Paul Wolfowitz e Richard
Perle, lo presentavano –nonostante fosse un volgare truffatore
condannato a 20 anni per corruzione in Giordania e senza alcun appoggio
nel paese- come la grande speranza per la democrazia in Iraq. Eppure
proprio quelle debolezze lo resero utile per essere il primo ministro
del petrolio post-Saddam, prima di liquidarlo.
L’Iraqi National Congress, l’organizzazione creata da Chalabi in
intelligenza con i servizi statunitensi, preparò per la CIA
stessa molte delle false prove per giustificare il rovesciamento di
Saddam Hussein, incluse le armi di distruzione di massa e le relazioni
con Al Qaeda. E guarda caso Peña Esclusa, a migliaia di
chilometri di distanza, racconta di nuovo quello che la CIA –o l’Aldo
Forbice di turno- vuole sentire: che fabbriche di biciclette trafficano
uranio verso l’Iran, che Caracas è piena di terroristi islamici
e che per loro c’è perfino un volo diretto da Maiquetía a
Teheran. Chalabi era un signor nessuno, pompato amici potenti, che gli
Stati Uniti scelsero come Quisling per l’Iraq. Peña Esclusa
è al centro di un’operazione identica dei neocons per diventare
il Quisling del nuovo Venezuela. Ma queste operazioni, si sa, non
sempre riescono.